Non c'è tempo da perdere: «Centosettantacinque addetti rischiano di perdere il posto di lavoro a fine anno se non arriva un correttivo da parte del Governo».
Lo afferma il presidente della Croce rossa italiana, Francesco Rocca, che aggiunge: su 150 mila soci della Cri sono solo 3 mila gli appartenenti al Corpo Militare e non 20mila. «Rocca dice che sono solo 3.000 i volontari in divisa ma 3.000 sono quelli che hanno pagato la quota associativa e sono registrati. Quando però si viene richiamati non si guarda chi è registrato e chi no. Chi viene richiamato paga al momento gli 8 euro della quota sociale e sta a posto. E i richiamati sono circa 20.000», spiega il tenente colonnello Claudio De Felici, addetto alla comunicazione dell'Ispettorato nazionale del Corpo militare della Cri.
LA LEGGE
Ora rinegoziare la legge è impossibile.
In tema di privatizzazione e smilitarizzazione della Croce rossa c'è stata, negli ultimi tempi, un'intensa attività parlamentare: almeno venti sono state le interrogazioni presentate. Si direbbe che tutti i parlamentari, di tutti gli schieramenti, abbiano a cuore la sorte della Croce rossa. C'è chi chiede di includere il Corpo militare nel Comparto Difesa e chi suggerisce di istituire un ruolo a esaurimento del personale militare della Croce rossa. Tuttavia, i soli due emendamenti presentati finora sono stati dichiarati entrambi inammissibili: uno chiedeva di salvare almeno i 175 facendoli entrare tra le fila di quelli che dovranno assicurare il passaggio dall'organizzazione militare a quella civile; e l'altro chiedeva di ritardare l'uscita dal servizio dei 175. E' probabile che un margine di trattativa ora ci sia per quest'ultimo emendamento, se venisse ripresentato sotto una forma diversa. Il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, afferma che «il problema è ben presente al Governo. C'è attenzione per la sorte del personale».
LA PROTESTA
Intanto gli “esodandi” e i volontari del Corpo militare della Croce rossa hanno indetto una manifestazione di protesta davanti a Montecitorio per mercoledì prossimo. Anzi, saranno ufficialmente le associazioni dei familiari a protestare poiché, com'è noto, i militari non possono scendere in strada a manifestare. «Sarà un sit-in silenzioso», dice il maggiore Vito Failla, presidente del Cocer del Corpo militare della Croce rossa.