Bpm, cade l'accusa di associazione a delinquere per l'ex banchiere Ponzellini

Bpm, cade l'accusa di associazione a delinquere per l'ex banchiere Ponzellini
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Mercoledì 20 Dicembre 2017, 22:00
Quando era guidata, tra il 2009 e il 2011, da Massimo Ponzellini, all'interno di Banca Popolare di Milano non c'era alcuna «struttura parallela e deviata», come la definirono i pm, per soddisfare le richieste di finanziamento di «soggetti segnalati da ambienti politici o imprenditoriali», in cambio di denaro o «utilità di carattere politico-relazionale». Lo hanno stabilito oggi i giudici, a distanza di oltre cinque anni dall'arresto dell'ex presidente dell'istituto, con un verdetto che ha fatto cadere l'accusa principale di associazione a delinquere, altre imputazioni nel merito o per prescrizione e ha condannato il banchiere e un altro imputato per un solo episodio di corruzione privata.

L'ex numero uno di Bpm, che finì ai domiciliari nel maggio del 2012 e per il quale i pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici avevano chiesto 6 anni, è stato condannato a 1 anno e 6 mesi. Nove mesi sono stati inflitti all'imprenditore Camillo Colella, ma i giudici Salvini-Ghinetti-Nobili hanno anche deciso la sospensione per cinque anni dell'esecuzione delle pene per entrambi. Prosciolti, invece, gli altri undici imputati, tra cui l'ex braccio destro di Ponzellini, Antonio Cannalire, l'avvocato Onofrio Amoruso Battista, all'epoca dei fatti probiviro di Bpm, e l'ex consigliere Giorgio Bianchini Scudellari.

«Ho sempre avuto fiducia nella giustizia e continuerò ad averla» ha detto ai cronisti l'ex presidente della banca milanese prima di lasciare il Tribunale. «Ora faccio il nonno dei miei nipotini». L'accusa del processo sui finanziamenti illeciti si reggeva, in pratica, sulla presunta associazione per delinquere, spazzata via dai giudici «perché il fatto non sussiste». Tra l'altro una delle contestazioni principali, ossia la corruzione privata da parte di Francesco Corallo ("re" delle slot machine, titolare della Atlantis B-plus, arrestato nell'inchiesta romana che vede indagati anche l'ex leader di An Gianfranco Fini e il cognato Giancarlo Tulliani) per un finanziamento di 140 milioni di euro per ottenere le concessioni per il gioco d'azzardo legale, era già caduta perché il nuovo management dell'istituto aveva ritirato la querela necessaria.

Secondo le accuse mosse dai pm, la banca in totale avrebbe erogato prestiti in modo irregolare per oltre 230 milioni di euro.
In cambio Ponzellini e alcuni coimputati avrebbero ottenuto compensi illeciti per circa 2,4 milioni. E sarebbe stato Cannalire, secondo la Procura, a tenere i contatti con i politici, con cui aveva anche «rapporti diretti». Tesi questa, tuttavia, crollata con la sentenza di oggi (le motivazioni tra 90 giorni). I giudici hanno riconosciuto come presunta "stecca" percepita da Ponzellini solo i 700 mila euro che avrebbe ricevuto dall'imprenditore Colella tra il 2010 e il 2011 per averlo favorito in cune operazioni. Solo in questo caso, secondo il Tribunale, la banca è stata danneggiata (riconosciuto il risarcimento come parte civile) e non anche negli altri episodi che la Procura aveva ribattezzato come le «pratiche del Presidente» trattate «con modalità illegittime». Ad esempio, anche in relazione ai finanziamenti per circa 2,8 milioni concessi a due società della parlamentare Daniela Santanché, tra il 2009 e il 2010, Ponzellini e Cannalire sono stati assolti «perché il fatto non sussiste»
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