Banca Etruria, falsi in bilancio all’esame: nel mirino della procura tutto il cda

Banca Etruria, falsi in bilancio all’esame: nel mirino della procura tutto il cda
di Valentina Errante
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Domenica 27 Dicembre 2015, 23:52 - Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 19:52

Carenze documentali nella gestione dei crediti deteriorati e la mancata trascrizione nei bilanci delle sofferenze. Il prossimo passo nell’inchiesta su Banca Etruria potrebbe essere l’ipotesi di falso in bilancio per i vertici della banca, comissariati lo scorso febbraio da Bankitalia. All’esame del procuratore di Arezzo, Roberto Rossi ci sono anche i cinque rilievi, sollevati tra il 2013 e il 2014 dall’Internal audit di Bpel E del tutto ignorati dagli organi aziendali. Sotto accusa anche l’archivio unico informatico dell’ex popolare.

I FALSI Dalla relazione ispettiva di Bankitalia emerge con chiarezza come il bilancio della banca non fotografasse la reale situazione economica. «L’internal audit, in corso di accertamento - scrivono gli ispettori - ha sottoposto a verifica un campione di sofferenze (di importo inferiore a 50 mila euro) e di incagli (a campione senza soglie di importo) dall’analisi è emerso che, con riferimento alle sofferenze, il 57% dei rapporti (307 su 539) non risultava allineato alla policy aziendale di svalutazione (meno rigorosa) vigente fino al 29 dicembre 2014. Per quel che concerne gli incagli - si legge - il 20% dei rapporti (53 su 264) era da riclassificare a sofferenza, mentre, con riguardo alle rettifiche di valore, il 37% (98) non risultava allineato alle regole interne». La relazione degli ispettori, che ha decretato il commissariamento, evidenzia «significative carenze nella gestione documentale delle partite deteriorate». Sul campione di 103 sofferenze, classificate tra settembre 2013 e settembre 2014, risultavano garanzie consortili non attivabili nel 23% dei casi, a causa del mancato pagamento delle commissioni o del mancato invio di lettere di messa in mora, nel 91% dei casi le fidejussioni rilasciate dai garanti erano prive di efficacia ai fini del recupero, il 30% presentava valutazioni non adeguate.



I CINQUE RILIEVIPer Bankitalia è stata «prestata insugfficiente attenzione dagli organi aziendali alle indicazioni scaturite dalle verifiche effettuate dall’Internal audit». I cinque rilievi riguardano: «la gestione delle patologie creditizie», «l’analisi del processo gestione del credito», la «gestione delle garanzie», «il monitoraggio del credito», «la verifica dei crediti deteriorati». Capitoli da rivedere che, nonostante i richiami, sono stati del tutto trascurati dai vertici e ora sono all’esame della Guardia di Finanza.

CONFLITTI DI INTERESSE In merito alle 198 posizioni di credito, concessi in conflitto rispetto agli interessi di «tredici anmministratori e cinque sindaci», che hanno già portato all’iscrizione sul registro degli indagati dell’ex presidente Lorenzo Rosi e del consigliere Luciano Nataloni, Bankitalia rileva: «L’assenza di una mappatura ha contribuito alle citate inosservanze cosicché, di norma, non è stata approfondita la convenienza della Banca nel compiere le operazioni, né effettuato un confronto tra le condizioni applicate e quelle di mercato. In alcune sedute del consiglio e del comitato esecutivo si è riscontrata una generica enunciazione nella parte iniziale del verbale di ”fattispecie” ex articolo 2391 (che regola il conflitto di interesse ndr) priva tuttavia dei necessari elementi informativi (natura, termini, origine, portata degli interessi).

L’ACHIVIO INFORMATICO Scrivono ancora gli ispettori di Bankitalia: «La corretta alimentazione dell’archivio unico informatico risente delle anomalie riscontrate in materia di adeguata verifica della clientela, delle omesse registrazioni dei crediti di firma, nonché di taluni errori materiali degli addetti e di errata qualificazione del contante , in alcuni casi definito reale anziché virtuale.

IL CSM Oggi, mentre i risparmiatori protesteranno ad Arezzo, il Consiglio superiore della magistratura, ascolterà il procuratore Roberto Rossi che indaga sull'istituto di credito e che dal 2013 è consulente dell'ufficio legislativo della presidenza del Consiglio.

L’ipotesi di conflitto di interesse, che ha portato il Csm ad aprire una pratica, per l’incarico che scadrà alla fine dell'anno, era stata sollevata dal componente laico di Forza Italia Pierantonio Zanetin. 

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