Il medico ieri è stato rinviato a giudizio per i reati di violenza sessuale e sequestro di persona e il processo si aprirà in Tribunale a Macerata il 21 febbraio. La ragazza ha descritto in una querela la sua verità, che ora sarà vagliata nel dibattimento. A iniziare dall’incontro con il medico anconetano, molto più grande di lei che l’aveva portata in Italia e fatta iscrivere a Scienze politiche all’Università di Perugia. Il professionista le avrebbe fatto ottenere un permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato ma in cambio avrebbe preteso «che mi presentassi il giovedì sera, mi faceva trovare un foglietto con i lavori domestici da fare, per poi ripartire per Perugia la domenica sera». Il medico si sarebbe allontanato dalla moglie con delle scuse per raggiungere l’appartamento a Macerata dove la ragazza l’attendeva, contro la sua volontà, senza vestiti. La giovane africana alla polizia aveva raccontato che quando il professionista abusava di lei, il volume della televisione era portato al massimo «per coprire il mio pianto e le mie urla». Le violenze, psicologiche e fisiche, sarebbero andate avanti fino al 2014, quando la giovane studentessa ha deciso di denunciare il medico, avviando l’indagine conclusa dal pm Cristina Polenzani con la richiesta di rinvio a giudizio, accolta ieri dal gup.
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