Tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini ormai volano stracci. I due leader del centrodestra che, sulla carta, dovrebbero essere alleati appaiono sempre più distanti. Pesa, sul rapporto tra i due, la lunga guerra di logoramento che va avanti da quando la Lega nel 2018 è entrata al governo e Fratelli d’Italia sono restati fuori. E pesa soprattutto il duro scontro sul Quirinale, partita che il capo leghista ha giocato in proprio contribuendo a demolire il patto con la Meloni. Senza contare che il sorpasso di FdI nei sondaggi è ormai stabile e ciò contribuisce ad alimentare competizione e animosità reciproche.
L'escalation
In queste ore lo scontro tra Salvini e Meloni ha raggiunto livelli mai visti. I due hanno del tutto abbandonato il fair play che finora serviva a mascherare i rapporti tutt’altro che idilliaci.
La replica
La risposta di Salvini non è tardata. Ed è stata altrettanto urticante: «Io sto lavorando per ridurre le bollette di luce e gas. I chiarimenti li faccio con chi deve mettere dei soldi nelle tasche degli italiani non mi interessano le polemiche. Non commento le polemiche. Noi siamo in un governo che deve portare l’Italia fuori dalla pandemia. E’ una nostra precisa scelta essere protagonisti della ricostruzione del Paese. Se qualcun altro preferisce stare fuori, faccia». E per essere ancora più chiaro: «Con i problemi che ha il Paese, non intendo perdere nemmeno 30 secondi in polemica», sul Green Pass «lavoriamo all’interno del governo perché un conto è stare fuori e dire sempre no, un conto è stare dentro e confrontarsi con Franceschini, Speranza...». Come dire: non lavoriamo per gli italiani, accettiamo con realismo i rospi da ingoiare per stare al governo, Meloni fa propaganda.
Le conseguenze
Le conseguenze della zuffa tra i due leader sovranisti - con la Meloni che cerca di lucrare voti stando all’opposizione di Mario Draghi e Salvini che cerca di monetizzare il sostegno al governo che ha come principale obiettivo la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) da oltre 200 miliardi - dipenderanno da ciò che accadrà sul fronte della legge elettorale. Se, com’è probabile, l’attuale sistema di voto non cambierà e dunque resterà necessario coalizzarsi per poter vincere alle elezioni della prossima primavera, Lega e FdI saranno obbligati a convivere nello schema di fratelli-coltelli. E a ridosso delle elezioni i due leader cominceranno a stemperare i contrasti, per preservare una parvenza di unità di fronte agli italiani. Se invece, come chiedono molti partiti (M5S, Pd, FI, LeU, centristi vari), si andrà verso il proporzionale, l’alleanza di centrodestra si sgretolerà. E ognuno per sé. Salvo poi, dopo il voto, provare a costruire una maggioranza di governo da affidare alla guida del partito che avrà preso più voti.