Salario minimo, la petizione delle opposizioni supera quota 200mila firme

L'iniziativa era stata lanciata dopo l'incontro dell'11 agosto con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi e la sua proposta di coinvolgere il Cnel. Esultano i leader dei partiti fuori dalla maggioranza: «Il Paese è con noi»

Salario minimo, la petizione delle opposizioni supera quota 200mila firme
di Riccardo Palmi
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Mercoledì 16 Agosto 2023, 13:49

La petizione per il salario minimo supera quota 200mila firme. Lo hanno annunciato via social i vari rappresentanti delle opposizioni celebrando il successo dell'iniziativa, lanciata dopo l'incontro dell'11 agosto con il premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. In quell'occasione la stessa Meloni aveva proposto di affidare al Cnel, entro due mesi, l’elaborazione di una proposta «sul lavoro povero», Un'iniziativa che non aveva entusiasmato le opposizioni (al netto di qualche differenza nei toni all'interno del fronte) che  avevano deciso in tutta risposta di lanciare una petizione su www.salariominimosubito.it per una retribuzione minima garantita a 9 euro. L'articolo 50 della Costituzione prevede infatti che «tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità».

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«In pochi giorni la petizione per il salario minimo subito ha quasi raggiunto 200.000 firme. Un grande risultato che dimostra che il Paese è con noi. Continuate a firmare», ha commentato ieri su Twitter ieri Carlo Calenda, leader di Azione. «Il governo Meloni non fa che rinviare, per noi non c'è più tempo da perdere», scrive invece Nicola Fratoianni (Sinistra italiana). «Una partecipazione straordinaria.

Grazie a tutte e tutti voi. Andiamo avanti», il commento della segretaria dem Elly Schlein il 14 agosto, al traguardo dei 100mila.

La ministra del Lavoro Calderone intanto rilancia la proposta del Cnel: secondo lei «va dato alla questione un approccio di sistema e non propagandistico», evitando effetti indiretti come il possibile «trascinamento sui valori delle retribuzioni già oggi oltre i 9 euro che moltiplicherebbe il costo del lavoro e quindi della produzione in Italia». Contrari alla petizione, ovviamente, i partiti di maggioranza, con Antonio Tajani che ha rilanciato la proposta di detassare gli stipendi, mentre il leghista Gian Marco Centinaio ha parlato di iniziativa volta solo «a farsi notare». Simona Petrucci, senatrice di FdI, definisce la mossa come «solita propaganda».

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Una trattativa complicata

Quello del salario minimo è un fronte su cui si sono compattate tutte le opposizioni, Italia viva esclusa. Anche dentro il partito di Matteo Renzi, a ben vedere, la scelta di non partecipare al tavolo di Palazzo Chigi dell'11 agosto ha sollevato qualche malumore interno, espresso pubblicamente ad esempio da Elena Bonetti. A luglio era filtrata - dopo molte parole contrarie nella maggioranza - una possibile apertura al dialogo della premier Giorgia Meloni, seppur «con cautela». Il 27 luglio, però, la maggioranza aveva approvato una richiesta di sospensiva, rinviando eventuali votazioni sulla proposta di legge a dopo il 29 settembre. Una scelta presa, secondo la maggioranza, per continuare il dialogo ma che era stata fortemente contestata dalle opposizioni. Qualcuno, infine, aveva sostenuto che con una legge finanziaria alle porte (i cui margini di spesa sono molto stretti), il tema potrebbe tornare non prima del 2024. 

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