Rai, scontro Meloni-Lega sulle nomine: Salvini non cede il Tg2

La richiesta di FdI: una testata per noi o parte il referendum per abolire il canone

Rai, scontro Meloni-Lega sulle nomine: Salvini non cede il Tg2
di Mario Ajello
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Martedì 16 Novembre 2021, 22:26 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 11:59

Il cosiddetto Partito Rai contro Palazzo Chigi. Le indiscrezioni crescenti sul possibile sbarco alla guida del Tg1 di una professionista esterna all’azienda di Viale Mazzini - Sarah Varetto, provenienza Sky - ha scatenato l’altolà da parte del sindacato interno. Un non vi azzardate indirizzato ai consiglieri di Draghi che sponsorizzano l’arrivo di una “papessa straniera” e anche all’amministratore delegato Fuortes in continua interlocuzione con il governo, azionista della Rai, per la nomina nel tiggì più importante del servizio pubblico. Insomma, l’Usigrai fa muro di fronte alla possibilità Varetto, non per un fatto personale naturalmente ma in linea di principio: spazio alle risorse interne! Di fatto, i curricula dei candidati alla guida dei tiggì arriveranno oggi entro le 11,30 sul tavolo dell’ad, cioè 24 ore prima della riunione del Cda di domani a Napoli. E intanto la barricata Usigrai è così concepita: «Non serve nessuna salvatrice - si legge in una nota del potente sindacato - e nessun salvatore della patria che arrivino dall’esterno. Sarebbe uno schiaffo assestato a una intera azienda».

Rai, Sarah​ Varetto favorita per il Tg1: pressing dei partiti

E così, sembra che per il Tg1 - ma le sorprese possono arrivare fino alla fine e la carta esterna è ancora cara a Palazzo Chigi dove c’è’ chi dice: «Ma da quando nelle aziende comandano i sindacati?» - sia terreno di derby tra due interne: Monica Maggioni e Simona Sala.

Molti fanno notare che quest’ultima avrebbe alcuni punti a suo vantaggio: libererebbe il posto alla guida del giornale radio per Carboni (ma non è automatico che il direttore del Tg1 uscente debba essere ricollocato immediatamente), è area dem ma con ottimo gradimento nei 5 stelle più influenti (Di Maio la sostiene e a lui non dispiace anche la Maggioni, mentre Conte ancora si impunta su un nome solo che è quello di Carboni) e rispetto alla collega che è stata anche presidente Rai è considerata una figura di maggiore novità. Ma fino a tarda sera, ieri, il puzzle era ancora da definire. Circolava all’ora dell’aperitivo questo schema da tutti maneggiato però con molta cura («Non è che è una boiata o un depistaggio?», alcuni dei commenti): al Tg1 la Maggioni, al Tg2 la conferma di Gennaro Sangiuliano, al Tg3 la Sala qualora Mario Orfeo dovesse traslocare alla direzione di genere degli Approfondimenti informativi (ossia coordinamento dei talk) con Nicola Rao destinato alla guida di RadioUno. 

Trattative serratissime, ricerca di una difficile quadra che non scontenti i vari partiti. Il nodo politico è anzitutto quello dei 5 stelle. La perdita del Tg1 sarebbe per Conte uno smacco e lo smacco ci sarà, magari attenuato - ma non tanto per l’ex premier quanto per gli stellati tendenza Di Maio - dall’avvicendamento con la Sala. Oltretutto anche Rai3, casella finora ritenuta da M5S sicura nelle mani di Franco Di Mare, visto il prossimo pensionamento del direttore tornerà in ballo. Ma forse ancora più clamorosa è la difficoltà del centrodestra. 

SCONTRO INTERNO
Sulle nomine Rai, nell’incontro Salvini-Meloni dell’altro giorno c’è stata spaccatura. Matteo ha detto a Giorgia: «Il Tg2 resta a Sangiuliano, punto. E’ un professionista che rappresenta l’intera coalizione, e quindi anche voi». La pensa così anche Forza Italia. La Meloni, che avrebbe ben visto in quella direzione Nicola Rao, non ha forzato sul Tg2, ma ha ribadito con molta forza - ancora scottata dal «vulnus democratico» della cacciata dal Cda Rai di Giampaolo Rossi e «l’opposizione è stata silenziata nel servizio pubblico, roba da regimi totalitari» - che FdI deve avere, «per un fatto di pluralismo e non di lottizzazione», la guida di una testata giornalistica. Quindi? Spaccatura tra centrodestra di governo (Lega e Forza Italia) e di opposizione (FdI). E comunque: se FdI non riuscirà a far passare il principio che non si può estromettere l’opposizione dal servizio pubblico, è pronta a lanciare un referendum contro il canone non considerando giusto che lo paghino tutti gli italiani ma una parte di essi sarebbe privata di veder rappresentati i propri orientamenti politici e culturali nella tivvù di tutti. Intanto la direzione del TgR per Casarin (quota Lega) non sarà toccata così come quella del Tg2, a RaiSport dovrebbe andare Alessandra De Stefano, del Tg1 s’è detto e la casella FdI potrebbe essere ricavata così: per Rao, giornalista parlamentare di lungo corso all’Adn e poi nell’approdo al Tg2 e alla TgR come vice, la direzione di Rai Parlamento con l’attuale direttore (area forzista) Preziosi che va in America come corrispondente al posto dell’attuale Di Bella destinato alla direzione Approfondimenti informativi. Ma oggi si saprà con certezza quanto degli schemi aziendali e dei desiderata partitici diventerà dato di fatto. 
 

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