Migranti, Piantedosi all’Ue: «Rimpatri dalla Tunisia». Lega, pressing per la stretta

Telefonata tra la commissaria europea e il ministro: «Serve una nuova strategia». Il Carroccio: torniamo ai decreti sicurezza. E Salvini: «Difenderemo da soli le frontiere»

Migranti, Piantedosi all’Ue: «Rimpatri dalla Tunisia». Lega, pressing per la stretta
di Andrea Bulleri
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Venerdì 15 Settembre 2023, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 08:22

«Potenziare» i rimpatri dalla Tunisia verso i Paesi d’origine dei migranti. E accelerare su una «nuova strategia europea» contro i trafficanti di esseri umani. Nel giorno in cui Frontex lancia l’allarme sul rischio di un nuovo boom di arrivi dall’Africa, incentivato dai «prezzi più bassi» offerti dai gruppi criminali per i viaggi della speranza, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, torna a invocare un intervento delle istituzioni europee. Lo fa in una telefonata con la commissaria Ue agli Affari interni, Ylva Johansson, all’indomani dell’impennata di sbarchi – oltre 7mila in 48ore – che ha messo in ginocchio la macchina dell’accoglienza di Lampedusa. E mentre aumenta il pressing della Lega per un intervento più «deciso» nel contrasto all’immigrazione clandestina: un attacco «non al governo ma all’Italia – torna a tuonare il vicepremier Matteo Salvini – perché solo da noi ci sono questi numeri». 

IL COLLOQUIO

Del resto la situazione, nell’hotspot di Contrada Imbriacola, resta al limite. Nonostante la macchina dei trasferimenti continui a lavorare senza sosta, nel centro di accoglienza ieri sera restavano stipate più di 4mila persone: dieci volte più della capienza massima. È anche per questo, per ribadire quale sia lo stress a cui è sottoposta la gestione italiana dei flussi, che Piantedosi ieri ha chiamato Johansson.

Una telefonata durante la quale, fa sapere il ministro, «abbiamo condiviso la necessità di sviluppare una nuova strategia operativa europea contro i trafficanti di esseri umani». Non solo: «Ho inoltre evidenziato alla Commissaria la necessità di potenziare i rimpatri dalla Tunisia verso i Paesi di origine». Il ragionamento è semplice: l’Ue deve attivarsi per tradurre in pratica il memorandum con Tunisi siglato a luglio. E accelerare sulla protezione delle frontiere esterne, oltre che sulla riforma del Trattato di Dublino.

Un appello non dissimile da quello che la Giorgia Meloni e Viktor Orban, da Budapest, hanno rivolto all’unisono a Bruxelles. «La migrazione è una sfida comune per l’Unione europea che richiede una risposta collettiva», recita una nota congiunta dei due premier. Che durante l’incontro di ieri nella capitale ungherese «hanno ribadito la necessità di concentrarsi sulla dimensione esterna per prevenire le partenze», attraverso un «deciso sostegno politico ed economico ai Paesi di origine e di transito dei migranti, un maggiore impegno nella lotta alle reti di trafficanti di esseri umani ed un’efficace politica di rimpatrio per coloro che non hanno diritto di rimanere in Europa». Non solo: «Dovrebbero essere attuati anche meccanismi di condizionalità per garantire la cooperazione dei Paesi di origine». In altre parole: bisogna incentivare i rimpatri, garantendo aiuti e stipulando accordi con i Paesi di provenienza. 

Una linea su cui torna a farsi sentire la voce della Lega. Che contro l’ondata di sbarchi, non fa mistero di preferire il pugno duro alla via diplomatica. Comincia il vicesegretario del Carroccio, Andrea Crippa: «Bisogna tornare a fare ciò che faceva Salvini: lui ha dimostrato che i problemi si possono risolvere con atteggiamenti più rigidi». Non solo «il ripristino dei Decreti Salvini del 2018», ma anche «un atteggiamento che deve essere più deciso». Giusto tentare la via degli accordi, ma «l’Europa – punta il dito Crippa – non ci sta aiutando per niente, anzi gli altri Paesi stanno chiudendo le frontiere. Il governo della Tunisia, è evidente, ha dichiarato guerra all’Italia», chiosa. 

 

L’AFFONDO

E contro un’Europa «clamorosamente assente, ignorante e sorda» torna a lanciare un affondo il leader leghista dalla Sicilia (dove oggi parteciperà a una nuova udienza del processo Open Arms): «Stiamo lavorando a un nuovo decreto – ribadisce Salvini, convinto che sia in corso un vero e proprio «attacco all’Italia» – Dovremo muoverci per conto nostro e difendere le frontiere». Del resto «solo da noi – accusa – ci sono questi numeri, non in Spagna, in Francia, a Malta, in Grecia e in nessun’altra parte». Non solo: «Quando ero ministro io – sottolinea – gli sbarchi erano meno di un decimo di quelli a cui stiamo assistendo. E non per caso». E se sullo sfondo della nuova offensiva leghista si legge l’avvio della campagna elettorale per le Europee, il vicepremier nega tensioni nell’esecutivo su questo fronte: «Il governo lavora insieme, senza nessuna differenziazione e nel rispetto del lavoro gli uni degli altri».

Intanto però cresce la preoccupazione per le previsioni dell’ultimo rapporto Frontex: secondo il report dell’Agenzia Ue (che segnala un aumento di arrivi del 96% sulla rotta del Mediterraneo centrale negli ultimi 8 mesi), l’aumento della pressione migratoria sul sud dell’Europa «potrebbe persistere nei prossimi mesi», dal momento che «i contrabbandieri offrono prezzi più bassi per i migranti in partenza dalla Libia e dalla Tunisia, in un contesto di forte concorrenza tra i gruppi criminali». L’auspicio è che l’allarme, dalle parti di Bruxelles, non resti inascoltato.

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