Matteo Salvini ha rovinato la piazza a Giorgia Meloni. Lei arriva oggi a Cernobbio in versione rassicurante, per ribadire davanti all’establishment il profilo atlantista del suo partito e del governo che probabilmente verrà, per assicurare che il nuovo centrodestra sarà affidabile agli occhi dell’Europa e dell’Occidente, che è irreversibile la scelta a favore dell’Ucraina e non con la Russia nella guerra in corso e che tra alleati si possono avere idee diverse ma quelle che contano sono uguali e dunque avremo un esecutivo compatto e fattivo, ma niente: il leader leghista, con le sue dichiarazioni contro le sanzioni alla Russia, mette in imbarazzo Giorgia. Porta scompiglio e guasta - accarezzando l’amico Putin - la fisionomia diversa che la leader tenta in tutti i modi di far passare e ci tiene particolarmente a presentare a una platea, quella del salotto buono della finanza e dell’industria, che sulla collocazione internazionale dell’Italia non vuole sentire ragioni.
La mossa di Salvini è un takle anti-Meloni proprio nel giorno in cui lei - ospite al Forum Ambrosetti insieme a lui e agli altri leader, da Letta a Calenda e a Tajani, più Conte in video-collegamento - si sta avviando a questa prova Cernobbio con buone possibilità di riuscita.
LINEE OPPOSTE
Il putinismo salvinista sembra fatto apposta, almeno nei tempi da lui scelti per rilanciarlo e per ribadirlo, per provocare la platea di Cernobbio - dove non è atteso con interesse anche se non pochi di questi imprenditori votano Carroccio - e Meloni deve correre ai ripari per tranquillizzarla. Senza allo stesso tempo infierire sull’alleato. Governare l’Italia avendo contro l’Europa è la strategia di Salvini ma «non è affatto la nostra», assicurano gli strateghi di Giorgia. E dunque - tra tante indicazioni del tipo: «Puntiamo sull’impresa», «Chi crea lavoro dà ricchezza a tutti», «Equità fiscale e Stato non oppressivo» e altre cose così da partito produttivista - Giorgia dovrà chiarire ancora meglio di quanto si aspettava, per non essere assimilata al partner leghista, che «sul Pnrr e su tutto il resto con l’Europa si dialoga e non ci si scontra». E in particolare sul Next Generation Ue: «Non vogliamo smantellarlo. Va invece riadattato alla crisi energetica in corso, perché è stato varato quando l’emergenza era solo quella sanitaria. Questo si fa in collaborazione con la Ue e non contro di essa». Ma Salvini continuerà non mordersi la lingua, e l’effetto di questa cacofonia rischia di non giovare all’alleata, e certamente le rende la giornata di oggi (ma anche il tragitto pre e post 25 settembre) più complicata.