Catasto, rispunta la riforma (ma il governo la cancella subito)

Catasto, rispunta la riforma (ma il governo la cancella subito)
di Luca Cifoni
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Mercoledì 2 Ottobre 2019, 07:43 - Ultimo aggiornamento: 11:18

La riforma del catasto torna nell'elenco delle cose da fare, ma ne esce praticamente subito. Nelle bozze preliminare della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (il testo ufficiale è stato reso disponibile solo nella serata di ieri) il governo aveva inserito anche questo tra gli oltre 20 disegni di legge collegati alla decisione di bilancio: ovvero provvedimenti che dovrebbero essere approvati dopo la manovra complessiva, ma con una sorta di corsia preferenziale in Parlamento. Naturalmente appare improbabile che tutti questi progetti legislativi, dalle misure per la famiglia alla revisione del codice civile, approdino effettivamente in porto. Ma per quanto riguarda il tema scottante del catasto, lo stop è arrivato sul nascere: il viceministro all'Economia Antonio Misiani ha infatti escluso che la riforma sia tra quelle in programma. E puntualmente il riferimento è sparito nella versione ufficiale della Nota di aggiornamento.

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La storia di questo provvedimento è lunga e tormentata: sono vari anni infatti che l'Unione europea chiede al nostro Paese di riequilibrare le rendite catastali, nell'ambito di un'impostazione generale che prevede lo spostamento della pressione fiscale dal fattore dal lavoro ai patrimoni. I favorevoli alla riforma citano spesso il fatto che le attuali rendite si sono stratificate nel passato e non riflettono più il valore degli immobili, con squilibri visibili ad esempio tra i centri delle città e le periferie. Un riequilibrio potrebbe essere sulla carta realizzato a parità di gettito complessivo, ma nei fatti questo comporterebbe comunque un aumento per una parte degli immobili.

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IL PROVVEDIMENTO
Per un po' di tempo, i vari governi che si sono succeduti hanno raccolto la raccomandazione nei vari documenti di programmazione, anche se poi la stesura del provvedimento non è mai andata oltre le fasi preliminari. Alla fine durante la scorsa legislatura l'allora presidente del Consiglio Renzi decise di accantonare il progetto, raccogliendo le preoccupazioni di chi temeva che questa sarebbe stata l'occasione per un nuovo inasprimento del prelievo. Più o meno nello stesso periodo l'esecutivo aveva cancellato l'Imu sulla stragrande maggioranza delle abitazioni principali.
Il riferimento al catasto, come detto, è riapparso poi a sorpresa lunedì nella bozza di Nadef: non solo nell'elenco dei disegni di legge collegati alla legge di bilancio, ma anche nella sezione dedicata alle raccomandazioni dell'Unione europea. Dopo ventiquattro ore e un avvio di polemiche il tema è quindi sparito dall'elenco, mentre il testo delle raccomandazioni è rimasto invariato.

LE IMPOSTE
Contro la riapertura di questo capitolo si è espressa con forza Confedilizia. «Il paese è costellato di case, negozi e uffici sfitti - ha dichiarato il presidente Giorgio Spaziani Testa - ogni anno aumenta il numero di edifici ridotti, anche di proposito, in ruderi, su tutto questo immenso patrimonio di risparmi, gli italiani hanno pagato, dal 2012 al 2019, 183 miliardi di euro di patrimoniale sotto forma di Imu e Tasi, con la conseguenza di comprimere i consumi». «La priorità - ha proseguito Spaziani Testa - è ridurre questo carico spropositato di tassazione, non di applicare la raccomandazione Ue sul catasto, magari presentandola con la favola dell'eliminazione delle sperequazioni ma con l'effetto, in realtà, di aumentare ancora le imposte sugli immobili e di ridurre le prestazioni sociali collegate all'Isee». Alla fine il presidente di Confedilizia ha salutato con soddisfazione l'inversione di marcia annunciata da Misiani.
 

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