Manovra, le risorse mancanti: dai tagli alle detrazioni fiscali

Manovra, le risorse mancanti: dai tagli alle detrazioni fiscali
di Andrea Bassi
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Mercoledì 2 Ottobre 2019, 07:38 - Ultimo aggiornamento: 09:12

Vincenzo Boccia dice che gli industriali non hanno grandi aspettative dalla manovra del governo. C'è, secondo il presidente della Confindustria, un problema di risorse. I sindacati la pensano allo stesso modo e parlano, per bocca di Annamaria Furlan, di una manovra «debole» sulla crescita. Il giorno dopo l'approvazione della Nota di aggiornamento del Def, il documento che precede di qualche settimana la legge di bilancio vera e propria, i punti deboli dell'accordo di maggioranza faticosamente raggiunto nella turbolenta notte di domenica scorsa sono evidenti. Tutti i soldi concessi dall'Europa (14 miliardi) e stanziati dal governo (15 miliardi), bastano a disinnescare l'aumento dell'Iva, senza grandi concessioni al resto. C'è un mini-taglio del cuneo fiscale che vale 40 euro al mese per chi guadagna fino a 26 mila euro. C'è la conferma degli incentivi alle imprese con il piano Industria 4.0. Poi, almeno per ora, poco altro.

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IL REBUS DA RISOLVERE
Al momento, per esempio, non ci sono nemmeno i soldi del rinnovo del contratto degli statali. I quindici miliardi spesi dal governo per il prossimo anno, spingeranno il Pil solo dello 0,2%, 3,6 miliardi in più, rispetto alle previsioni. E senza l'aumento selettivo delle aliquote Iva proposto dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, la manovra è a corto di coperture. Il governo ha scritto nel Def che 7,2 miliardi arriveranno dalla lotta all'evasione fiscale. Una cifra elevatissima. Sarebbe un record assoluto al quale in pochi mostrano di credere, nonostante i vari progetti allo studio, come quello di combattere le frodi carosello dell'Iva sui carburanti che, secondo il vice ministro Castelli, porterebbe fino a 3 miliardi. Così al Tesoro hanno iniziato a ritirare fuori dai cassetti dossier e simulazioni per trovare coperture alternative. Ieri sera, parlando a Porta a Porta, il vice ministro dell'Economia, Antonio Misiani, ha smentito che il governo possa cedere alla tentazione di fare cassa tassando la casa.
 



Non ci sarà, ha spiegato, nessuna revisione dell'Imu e della Tasi. Così come, ha sostenuto, nemmeno una revisione delle rendite catastali, che pure è messa nero su bianco nella bozza di Def approvata in consiglio dei ministri. La confusione è ancora molta. Anche perché, ogni giorno che passa, la caccia alle risorse per la manovra assomiglia sempre di più a un rebus. Un paio di miliardi almeno dovrebbero arrivare dalla revisione delle agevolazioni fiscali. Tema delicato almeno quanto l'Iva. L'idea del governo sarebbe quella di agganciare le detrazioni al reddito. Oltre una certa soglia di guadagno si perderebbe il diritto ad ottenere il rimborso dal Fisco. E qui i problemi sono due: quale tipo di rimborsi e quali soglie di reddito. Sicuramente dalla tagliola saranno escluse le detrazioni sugli interessi dei mutui per la prima casa. Ci ricadranno invece le spese sanitarie e per farmaci.

La discussione è accesa anche sui bonus per le ristrutturazioni edilizie e per le riqualificazioni energetiche. In questo caso cifre rilevanti si riuscirebbero ad ottenere soltanto intaccando anche i rimborsi in essere, quelle relativi ai lavori conclusi negli anni scorsi, ma si tratterebbe di una misura, una tassa retroattiva, molto probabilmente incostituzionale. Dunque, tolti mutui e ristrutturazioni, secondo le prime simulazioni, ponendo un tetto a 100 mila euro di reddito per ottenere il diritto a detrarre le spese, l'incasso dello Stato sarebbe di soli 200 milioni. Se il tetto al reddito fosse abbassato a 55 mila euro, si arriverebbe a 700 milioni. Vanno poi sommati i tagli alle «Sad», i sussidi ambientalmente dannosi. Valgono 19 miliardi l'anno secondo il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, che voleva tagliarli complessivamente del 10%. Anche in questo caso facile sulla carta, complicatissimo nella realtà. Bisognerebbe aumentare l'accisa sul diesel (con i conseguenti rincari alla pompa per 17 milioni di automobilisti), e tagliare i sussidi al gasolio per l'agricoltura. In Francia i gilet gialli sono scesi in piazza per molto meno.
 

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