M5S cambia pelle: ok a Raggi, «alleanze e ricandidature libere». Il Pd apre

M5S cambia pelle: ok a Raggi, «alleanze e ricandidature libere». Il Pd apre
di Marco Conti
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Sabato 15 Agosto 2020, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 13:26

I clic sono sempre meno, ma i due quesiti alla fine sono passati. Almeno così raccontano quelli di Rousseau. E così da domani i grillini potranno allearsi con il Pd in vista delle elezioni regionali ed amministrative, e Virginia Raggi potrà ricandidarsi a Roma avendo la benedizione di Davide Casaleggio. Anche se l'avrebbe fatto lo stesso.


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La riffa


Su 49 mila votanti, in 39 mila hanno votato per abolire il tetto dei due mandati e in 29 mila a favore delle alleanze con i tanto odiati partiti. Ciò significa, sempre stando ai dati forniti dal gestore della piattaforma, che in 20 mila si sono detti contro le alleanze con i partiti. Partecipazione bonsai, quindi, ben lontana dagli 80 mila che un anno fa votarono sì al Conte2. Plaude l'ex capo politico del Movimento che è stato uno dei pochi big a sostenere la doppia consultazione. «Da oggi inizia una nuova era per il Movimento 5 Stelle nella partecipazione alle elezioni amministrative», sostiene il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che poi aggiunge: «Oggi abbiamo scelto di incidere. Oggi abbiamo scelto di provarci. Si riparte ascoltando i territori».

Con il fiato sospeso era anche il leader del Pd Nicola Zingaretti, poco interessato al numero dei mandati, ma molto al quesito sulle alleanze passato con il 59% dei votanti. «Fatto positivo. Siamo un'alleanza tra forze diverse che rimangono diverse, ma per governare bisogna essere alleati, non si può essere avversari», sostiene il segretario dem che cerca di spingere l'intesa con i grillini anche in altre regioni anche se precisa che a Roma «non sosterremo mai la ricandidatura della sindaca Raggi»

Nel M5S pesa il silenzio di molti altri esponenti del Movimento. A cominciare da Alessandro Di Battista che esce sconfitto dalla doppia consultazione. In un difficile equilibrio continua a svolgere il suo ruolo da reggente Vito Crimi che, oltre a ringraziare lo staff di Rousseau, cerca di mediare sostenendo che «le alleanze non saranno automatiche» e che saranno comunque sempre vagliate. Non usa giri di parole il senatore - molto vicino alla senatrice Paola Taverna - Emanuele Dessì che parla del referendum su Rousseau come una «porcata politica» con «un personaggio ormai alieno rispetto al M5S, il signor Casaleggio, che si inventa una votazione sentendo esclusivamente Crimi, il quale doveva essere reggente per 30 giorni».

Ed è proprio Davide Casaleggio a cercare di mettere i paletti all'esito delle due consultazioni che per il figlio del fondatore non significano alleanze solo con il Pd e via libera al terzo mandato per i parlamentari. «Da oggi i parlamentari e consiglieri regionali potranno riportare la loro esperienza nei comuni, e viceversa» precisa. Come dire, il terzo giro in politica i parlamentari lo potranno fare solo candidandosi nei territori. Poi affonda anche le mire del gruppo dirigente. «Il Movimento in questi anni ha sempre dimostrato che le decisioni si prendono tutti assieme. Il vero organo collegiale decisionale del Movimento sono sempre stati gli iscritti». Niente triumvirato o nuovo capo politico, ma la piattaforma Rousseau che, oltre a rendere economicamente, deve restare centrale nelle scelte del M5S.

La tensione nei gruppi parlamentari è fortissima e ieri in molti sono venuti allo scoperto contestando i quesiti, ma soprattutto la tempistica e il fatto che il via libera sia stato dato da Crimi senza nessuna consultazione con i gruppi parlamentari. Lo scontro è per ora rinviato all'esito delle elezioni regionali, specie laddove è stato fatto l'accordo, e al risultato del referendum sul taglio dei parlamentari.
Mai come in altre occasioni si registra una distanza tra la soddisfazione del gruppo dirigente e la base dei militanti e degli iscritti. Situazione simile anche nel Pd con il sindaco di Bergamo Giorgio Gori: «Dal mai coi 5Stelle al nuovo centrosinistra senza fare un plissé». «Almeno i 5S hanno fatto finta di chiedere alla base cosa ne pensasse». Duro anche Matteo Orfini: «Le alleanze si decidono in base a visione del paese, progetti, programmi, cultura politica. Non con un improbabile sondaggio il 14 agosto su una piattaforma della Casaleggio. Il Pd recuperi autonomia e visione. E il coraggio delle proprie idee».

Resta il fatto che un anno fa il voto favorevole all'alleanza con il Pd che permise la nascita del governo Conte2 ottenne nelle urne di Rousseau più di 63 mila voti che ieri si sono ridotti ad un quarto.

 

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