Meno di mezz’ora di colloquio tra Giuseppe Conte e Sergio Mattarella mettono nelle mani del Capo dello Stato una crisi di governo che si trascina da settimane. Una crisi al buio a seguito delle tormentate, ma inevitabili, dimissioni dell’avvocato del popolo che arriva al Colle convinto di poter recuperare entro breve il passo indietro a cui è stato costretto. I passaggi che si sono consumati nella maggioranza nell’ultima settimana, Conte li ricostruisce in un vorticoso racconto fatto di chiusure (Renzi), a soprattutto di spiragli (“responsabili”) per il dopo.
Governo, Conte non ha i voti: le carte Fico o Franceschini
IL CLIMA
Valutazioni politiche non risolvono però il problema dei numeri.
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Numeri certi e, soprattutto, programma di legislatura visto che il Recovery Plan è ancora da definire non solo nella parte degli investimenti che permetteranno di accedere ai 209 miliardi, ma anche sotto l’aspetto delle riforme di sistema che l’Europa ci chiede. La composizione di una terza maggioranza, dopo le due già faticosamente messe insieme in questa legislatura, non sarà una passeggiata e i tempi non saranno brevi al punto che potrebbe esserci la necessità di un secondo giro di consultazioni nella prossima settimana, vista la perdurante distanza tra le forze politiche. Così come non si esclude la possibilità di un mandato esplorativo che già a suo tempo venne affidato al presidente della Camera Roberto Fico. D’altra parte è lo stesso Conte il primo ad aver constatato le difficoltà che incontra il tentativo di ricostruire la maggioranza rosso-gialla o di allargarla ad altre componenti.
Nel costante rapporto tra Palazzo Chigi e Quirinale, Conte è però anche consapevole dei rischi che corre il Paese con il voto anticipato e non sottovaluta i segnali che arrivano da Bruxelles proprio sulla necessità che l’Italia abbia un governo in grado di non fallire l’appuntamento con il Next Generation Eu.