Violenza sulle donne, Roccella: «Norme anti-femminicidi, esiste una corsia veloce»

Il ministro: «D’accordo sulla formazione obbligatoria anche per i magistrati»

Violenza sulle donne, Roccella: «Norme anti-femminicidi, esiste una corsia veloce»
di Andrea Bulleri
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Domenica 20 Agosto 2023, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 10:19

Accelerare nella lotta alla violenza sulle donne. Esortando i parlamentari ad approvare il ddl ora all’esame della commissione Giustizia «in sede redigente», e quindi con tempi molto più stretti rispetto all’iter ordinario delle leggi. E prevedendo l’obbligatorietà della formazione per magistrati e operatori che combattono i reati del Codice rosso. 

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Ministra Roccella, la conta dei femminicidi non si ferma. Cosa intendete fare?
«È una catena di dolore e di morte che è intollerabile, che sembra inarrestabile ma che con tutti i nostri sforzi dobbiamo provare a fermare. Il governo ha preso a cuore questo dramma da subito, ad esempio aumentando di un terzo i fondi per il piano anti-violenza e quindi anche per i centri e le case rifugio».


E poi?
«All’inizio dell’estate abbiamo approvato in Consiglio dei ministri un disegno di legge molto importante perché penso che possa davvero salvare vite. È un provvedimento che punta fortemente sulla prevenzione, rafforzando le misure cautelari, dall’ammonimento al braccialetto elettronico, prevedendo l’arresto in flagranza differita, fissando tempi rapidi e stringenti per la valutazione del rischio da parte dei magistrati e di conseguenza per l’adozione rapida delle misure cautelari. È un pacchetto robusto che mira a interrompere il ciclo della violenza fin dai primi segnali, prima che accada l’irreparabile».


Un ddl su cui la maggioranza punta a fare presto. Che tempi prevede?
«Il provvedimento è già stato assegnato alla Commissione Giustizia della Camera. È un ddl e non un decreto proprio perché vorremmo su questo tema la massima condivisione.

Se tutti davvero concordiamo sull’urgenza, il Parlamento potrebbe per esempio decidere per l’iter cosiddetto redigente, molto più rapido delle procedure normali. Sarebbe un segnale importante se le forze politiche decidessero tutte insieme di procedere in questo modo».


Una delle proposte al vaglio prevede di formare sezioni specifiche nei tribunali e nuclei ad hoc di polizia giudiziaria per i reati del Codice rosso. Quali sarebbero i vantaggi?
«La specializzazione del personale che tratta i casi di violenza è fondamentale, ma la formazione, su cui stiamo lavorando, richiede tempo. Per questo nel ddl abbiamo previsto che i casi di violenza vengano assegnati ai magistrati che si siano già occupati della materia, per favorirne la specializzazione fin da subito».


Oggi però i corsi sono solo su base volontaria. La formazione va resa obbligatoria?
«Sì, certo. In alcuni casi, però, le leggi esistono ma sono inattuate. Penso ad esempio all’articolo del Codice rosso relativo alla formazione degli operatori di polizia. Se finora ci siamo concentrati soprattutto sul rafforzamento delle norme, la formazione è la nostra prossima priorità».


Il procuratore di Tivoli Francesco Menditto ha denunciato al Messaggero l’eccessiva lentezza dei processi per violenza, che fa aumentare le assoluzioni perché le vittime ritrattano. Come intervenire? 
«Il nostro disegno di legge, oltre a fissare termini stringenti per le misure cautelari, inserisce i reati relativi alla violenza contro le donne nell’elenco di quelli a trattazione prioritaria. C’è però un problema generale che riguarda i tempi della giustizia, che il governo ha ben presente e che intende affrontare».


Che ne pensa dell’idea di aumentare le “stanze rosa”, dove raccogliere le denunce delle donne che non vogliono recarsi in commissariato?
«Il tema delle “stanze rosa” conferma la necessità della formazione, perché presuppone che chi ascolta le donne sappia riconoscere il fenomeno. C’è infatti al fondo un problema di riconoscimento della violenza contro le donne, troppo spesso derubricata a semplice conflittualità o confinata alla fattispecie della violenza fisica, con una sottovalutazione dei passaggi precedenti».


E il numero d’emergenza 1522, come diffonderlo? Molte donne ancora non lo conoscono.
«Da subito abbiamo fatto un accordo per promuovere il 1522 in tutte le sedi di Poste Italiane. Lo vogliamo fare anche con le farmacie e con altri luoghi aperti al pubblico. Il numero anti-violenza è di fondamentale importanza per raccogliere tempestivamente segnalazioni e richieste di aiuto. È uno strumento che dice alle donne: “Non siete sole”».


Scuola, pensate a una campagna di sensibilizzazione?
«Stiamo lavorando col ministro Valditara a un programma di iniziative da tenersi nelle scuole nella settimana del 25 novembre, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. E credo anche che questi contenuti dovrebbero arricchire stabilmente il programma curriculare, ad esempio nelle ore di educazione civica. La prevenzione e la repressione devono andare di pari passo con una sensibilizzazione che parta dalle giovani generazioni». 


La Commissione d’inchiesta sui femminicidi non si è ancora riunita, qualcuno parla di un flop. Che ne pensa?
«Nessun flop. Le commissioni d’inchiesta sono partite in ritardo perché mancavano da parte di alcuni gruppi le indicazioni sui componenti. Ora la Commissione è costituita, ha eletto la presidente Semenzato, può essere pienamente operativa e ha molto da lavorare. Da parte nostra avrà la massima collaborazione, e siamo certi che sarà reciproca».
 

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