Coronavirus. Fase 2: dalla scuola alla app e ai cantieri: i dossier su cui litigano governo e task force

Coronavirus-Fase 2, dalla scuola alla app e ai cantieri: i dossier su cui litigano governo e task force
di Marco Conti
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Mercoledì 15 Aprile 2020, 15:12 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 07:49

Una ridda di esperti, un numero crescente di comitati dietro il quale la politica,  e il governo soprattutto, prova a nascondersi. Il criterio dei “costi-benefici” che già sulla Tav mostrò tutti i suoi limiti, si tenta di applicarlo ora che occorre decidere come ripartire. Il risultato è un continuo scontro tra politici e tecnici con questi ultimi sempre più legittimati a operare scelte che invece dovrebbero riguardare il governo. Ma vediamo un po’ nel dettaglio.

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APP DIGITALE
Dovrebbe essere la strada principale per tornare ad una vita normale. Il tracciamento digitale degli spostamenti e dei contatti permetterebbe di intervenire tempestivamente qualora venissero fuori muovi contagiati. Monitorare i cittadini salvaguardando però la privacy è l’obiettivo, ma nella task force guidata da Vittorio Colao ci sono dubbi sui progetti messi a punto dal ministero dell’Innovazione e si vorrebbe che la stessa app fosse in grado di sostituire l’autocertificazione. Nel frattempo il caos aumenta perché molte regioni hanno già istituito una propria App e non sarà facile convincere i cittadini della Sardegna o del Friuli che occorre registrarsi su quella nazionale. Arrivare al 60% dei tracciamenti, in un unico App, è invece fondamentale.
 

TAMPONI
Anche sui tamponi ognuno dice la sua. In Veneto ha però funzionato il tamponamento a  tappeto. Servono però soldi, tanti, per farlo in tutta Italia e nel Comitato tecnico scientifico non tutti la pensano allo stesso modo. L’infettivologo Giovanni Rezza sostiene che vanno fatti in maniera mirata, ma in Lombardia e Piemonte si sta procedendo a tappeto. 

TEST SIEROLOGICO
La Lombardia ha annunciato che inizierà il 21 aprile con il test che dovrebbe fornire una sorta di ‘patente’ immunitaria. Tra gli scienziati ci sono però dubbi sull’attendibilità di questi test che potrebbero generare un considerevole numero di ‘falsi positivi’ solo perché rilevano anticorpi generati in passato contro altri virus della stessa famiglia del Covid-19. Mentre i tecnici sono cauti, compreso il ministro della Salute Roberto Speranza, nelle amministrazioni regionali si spinge per sottoporre a test tutti coloro che tornano a lavorare.

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SCUOLA
In Francia si parla di un ritorno sui banche a metà maggio. In Italia è buio pesto. Franco Locatelli, dell’Istituto Superiore di Sanità, indica settembre, ma il ministro  Azzolina va oltre annunciando lezioni a distanza anche a settembre malgrado non tutte le scuole siano attrezzate e non tutti gli studenti hanno un pc. Senza contare che aprire fabbriche, uffici e negozi, significa per molte famiglie doversi organizzare a casa per la custodia dei figli. Nelle università si procede invece in ordine sparso. C’è chi ha già stabilito esami a distanza e chi invece, prima di di decidere, attende di sapere se e come ci si potrà muovere e nel frattempo ha rinviato esami a giugno e luglio.

CANTIERI
I lavori di ristrutturazione negli edifici privati sono sulla carta ammessi, ma la filiera produttiva è ferma, non consegna i materia e così è tutto fermo con gravissimi danni alle piccole imprese. I governatori delle regioni premono. Il presidente della Liguria Giovanni Toti ha attaccato il Comitato tecnico scientifico che non permette la riapertura nemmeno dei grandi cantieri, come quello della fibra ottica. Si lavora a ritmi ridotti anche per il ponte di Genova, ma in sostanza è tutto fermo.

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TRASPORTI PUBBLICI
Applicare il distanziamento sociale nella metropolitana o sugli autobus della Capitale sarà molto complicato. La task force di Colao e i tecnici del Comitato scientifico ritengono però fondamentale la riorganizzazione del trasporto pubblico nel contenimento del virus. Servirebbero più mezzi e una frequenza maggiore, il risultato sarà l’aumento delle auto e della mobilità privata. 

NEGOZI E RISTORANTI
L’assenza di certezze sta spingendo alla chiusura una serie di locali pubblici. Oltre all’obbligo di guanti e mascherine, che però non è stato ancora ufficializzato vista la difficile reperibilità dei due strumenti, non ci sono indicazioni. Si parla di distanze tra i tavoli, di ingressi una alla volta dei negozi a seconda dei metri quadri, ma l’incertezza non permette di organizzarsi nemmeno a coloro che vorrebbero farsi trovare pronti al momento della riapertura. 

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