L'incontro segreto di Conte e Di Maio con gli Ebrei Usa per arrivare a Trump

L'incontro segreto di Conte e Di Maio con gli Ebrei Usa per arrivare a Trump
di Simone Canettieri
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Venerdì 26 Aprile 2019, 10:03

ROMA Due incontri riservati. Entrambi a Palazzo Chigi. Il primo mercoledì con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il secondo ieri mattina con il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Il presidente del World Jewish Congress, Ronald Lauder, ha preso così confidenza con l'esecutivo italiano, sponda M5S. Due bilaterali segreti che sono serviti a scongelare i rapporti tra il mondo ebraico, Lauder è una sorta di Papa laico della comunità, e i grillini. Che vennero tacciati, nella scorsa legislatura, di simpatie filo-palestinesi. Ma dietro a questi faccia a faccia c'è molto altro, vista la caratura internazionale del personaggio, entrato in meno di 24 ore ben due volte a Palazzo Chigi.
In ballo ci sono rapporti economici tra l'Italia e Israele, ma anche e soprattutto una sponda atlantica nei rapporti con gli Usa. Il magnate Lauder è stato ambasciatore americano a Vienna, ha un solido dna repubblicano ed è considerato un frequentatore abituale della Casa Bianca. In virtù di un'amicizia decennale con Donald Trump (i due furono compagni di università).

I VERTICI
L'incontro di mercoledì con Conte è stato molto istituzionale. Presenti anche il rabbino Riccardo Di Segni e Ruth Dureghello, a capo della comunità ebraica di Roma. Durante i colloqui sono emersi «i timori» per la possibile affermazione di forze di estrema destra e antisioniste alle prossime europee. Ben più denso, invece, il summit scattato ieri mattina intorno alle 9, prima che iniziassero le celebrazioni del 25 Aprile culminate con una visita della delegazione M5S alla sinagoga. Di Maio avrebbe espresso a Lauder (a capo, tra l'altro dell'omonimo impero di cosmetici) l'interesse per acquisire le best practice israeliane in materia di alta tecnologia. Illustrandogli anche l'opportunità del fondo innovazione del Ministero dello Sviluppo economico. Il capo pentastellato ha puntato soprattutto a lanciare un ponte con Washington, sfruttando appunto i rapporti dell'ex diplomatico con il presidente Trump.
Un modo per continuare a coltivare un canale con gli Usa, soprattutto dopo gli accordi con la Cina per la Via della seta. «Vogliamo dare un messaggio positivo del nostro Paese», ha ribadito Di Maio. Trovandosi però davanti la pronta risposta dell'imprenditore: «Ma voi non siete troppo litigiosi al vostro interno?». Da qui la replica del leader M5S. Suonata all'incirca così: «Tra me e Salvini c'è un rapporto conflittuale, è vero, ma entrambi abbiamo il senso della misura e sappiamo fino a dove possiamo spingerci». Un messaggio appunto distensivo che ora dovrà arrivare negli Usa. In questa due giorni di incontri il convitato di pietra è stato appunto Matteo Salvini. Ma il ministro dell'Interno e vicepremier lo scorso 13 marzo ha ospitato al Viminale Lauder, una visita passata in sordina, ma ben testimoniata sul sito del dicastero. La competizione tra i gialloverdi dunque si sposta verso gli Usa, con i grillini che si trovano a rincorrere l'alleato. Di Maio però può mettere sul tavolo dei rapporti, e un domani delle trattative, i nuovi progetti di sviluppo del Mise. «I canali sono aperti», confidano fonti M5S, molto soddisfatte per questa prima serie di colloqui informali. Una vicinanza che poi è diventata pubblica durante le cerimonie di ieri mattina nella Capitale. Prima di lasciare Lauder ha fatto però tappa a Firenze dove è intervenuto al festival delle religioni a un dibattito moderato da Marco Carrai, già braccio destro dell'ex premier Matteo Renzi.
 
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