Meno detrazioni ai redditi medio-alti, parte la revisione delle agevolazioni

L’obiettivo è ricavare già sul 2024 circa un miliardo per rimpinguare la dote della legge di Bilancio

Meno detrazioni ai redditi medio-alti, parte la revisione delle agevolazioni
di Luca Cifoni
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Domenica 15 Ottobre 2023, 23:18 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 02:01

È quasi una maledizione per i governi che ci hanno provato: disboscare la giungla delle agevolazioni fiscali è storicamente una missione ardua. Con la manovra per il 2024 l’esecutivo cerca di mettere mano a questa operazione sfruttando l’occasione della più complessiva riforma fiscale. L’obiettivo è ricavare già sul 2024 circa un miliardo per rimpinguare la dote della legge di Bilancio. 


LA BOZZA
La principale misura allo studio è in realtà l’ampliamento di una norma già in vigore. Dal 2020 infatti alcune detrazioni Irpef sono riconosciute solo in misura parziale ai contribuenti che hanno un reddito superiore ai 120 mila euro: al di sopra di questa soglia infatti lo sconto teoricamente spettante si riduce in proporzione fino ad annullarsi a quota 240 mila. L’idea presa in considerazione nella bozza di decreto legislativo sull’Irpef è far scattare la “tagliola” a 80 mila euro, anticipando anche la soglia di azzeramento a 200 mila.
Da questo meccanismo sono attualmente escluse le detrazioni per spese sanitarie e per gli interessi passivi sui mutui, oltre a quelle per le ristrutturazioni edilizie. Ma c’è anche un altro intervento che sulla carta potrebbe essere messo sul tavolo: si tratterebbe di prevedere un importo massimo (che potrebbe essere fissato a mille euro) per il complesso delle detrazioni, sempre escludendo alcune voci a partire da quelle sanitarie. Questa seconda misura, che si applicherebbe sulle spese sostenute a partire dal prossimo anno, impatterebbe non solo i redditi alti ma potenzialmente una fascia più ampia di contribuenti.


LE SCELTE
Entrambe le direttrici di intervento, quella del tetto e quella del plafond, permetterebbero di rinviare nel tempo una scelta difficile: ovvero decidere quali agevolazioni sono da considerare superate o comunque non più necessarie: persino quelle che sottraggono una porzione limitata di gettito (ad esempio la detrazione Irpef sulle spese funebri) sono politicamente sensibili e dunque da maneggiare con cautela.

Dunque è probabile che il nuovo assetto sia discusso e limato fino all’ultimo, magari anche oltre la riunione del Consiglio dei ministri di oggi. Al momento il ministero dell’Economia ha censito 626 “spese fiscali”, che riducono il gettito tributario di circa 82 miliardi. Quasi 200, ma per un importo che vale più della metà di quello totale, riguardano proprio l’imposta sul reddito delle persone fisiche in senso stretto.


Ma quali sarebbero le detrazioni che incapperebbero nelle due possibili limitazioni? Fatte salve - come detto - quelle relative alla spese sanitarie, agli interessi sostenuti per il mutuo sull’abitazione principale e forse alla frequenza scolastica e universitaria, resta comunque un’ampia gamma di sconti. Oltre a quelli già citati per le spese funebri, ci sarebbero le spese veterinarie, le quote per le attività sportive dei ragazzi, i compensi dei badanti addetti dall’assistenza personale, gli abbonamenti al trasporto pubblico locale, i premi per le assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni, le intermediazioni immobiliari e tutta la complessa casistica delle erogazioni liberali: dalle attività culturali alle Onlus. Queste ultime spese in particolare sono frequentemente sostenute proprio dai contribuenti con reddito più alto.


IL BENEFICIO
Dunque, sempre in attesa di vedere i testi finali, c’è l’eventualità che per una parte dei contribuenti lo svantaggio derivante dal taglio delle agevolazioni risulti alla fine superiore al beneficio ottenuto sul fronte Irpef, grazie all’accorpamento con aliquota al 23% dei primi due scaglioni Irpef (che porterà per circa 24 milioni di contribuenti un beneficio massimo di 260 euro). Sempre sul fronte fiscale sono in arrivo altri “anticipi” della riforma votata dal Parlamento. Per le società ci sarà un’Ires ridotta in caso di incremento occupazionale, mentre sono previste misure per favorire il rientro in Italia delle attività economiche.
 

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