Governo a rischio crisi: i dubbi di Salvini, i timori di Di Maio

Governo a rischio crisi: i dubbi di Salvini, i timori di Di Maio
di Mario Ajello
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Venerdì 19 Luglio 2019, 08:41 - Ultimo aggiornamento: 10:38

«Salvini ha una fifa blu. Perciò ci spara addosso, perciò fa il gradasso. Ma non ci spaventa più, ormai è debole, solo chiacchiere e distintivo». Il Di Maio pensiero per tutto il giorno ha raggiunto, dentro e fuori il consiglio di guerra allestito a Palazzo Chigi, i suoi colonnelli. Ma la verità è che i big pentastellati sono terrorizzati. Chiedono a Di Maio e si chiedono fra loro: «Salvini vuole davvero far saltare tutto?».

Loro, no. Vedono l'abisso del voto, ossia del dimezzamento del gruppo parlamentare e della probabile fine della leadership di Di Maio, e non lo vogliono guardare. E l'horror vacui, che avvolge Fraccaro e Buffagni, i capigruppo Patuanelli e D'Uva e chi si affaccia nella war room (e il Dibba? Desaparecido!), spinge Luigi a un'aggressività che sembra superare perfino quella pre-elezioni europee in cui quotidianamente sommergeva Salvini d'improperi.

Ora l'immagine usata per abbattere il carissimo (ma neanche tanto: zero contatti personali tra i due) nemico è questa: «Salvini insegue il Fenomeno che fu». Ossia non ne azzecca più una il rivale, e lo vedono - dai vetri del consiglio di guerra appannati dall'indecisione - come uno «poco lucido», «bollito»: «La vicenda dei soldi russi gli ha fatto perdere la bussola. E dovremmo avare paura di uno così?». In realtà ce l'hanno, eccome, e Di Maio è quello che ce l'ha più di ogni altro. Perché se tutto va giù e si arriva alle elezioni il candidato M5S - molti paventano o sperano dentro il movimento - potrebbe non essere lui ma Conte. E il prof sta facendo ogni cosa per confermare, dentro e fuori da M5S e nelle sue varie interlocuzioni ad ampio raggio, questa ipotesi più che concreta. E che poggia anche sul favore di ambienti mediatici vicini alla sinistra che hanno ormai scelto apertamente di puntare sul connubio M5S-Pd ma in modalità Conte, addirittura paragonato ad Aldo Moro a cui lo accomunano in verità soltanto le origini pugliesi.

ESORCISMI
Il terrore si esorcizza ostentando forza e aggressività e questo è il caso. Anche se nessuno, a riprova della finzione dei muscoli, assesta davvero il colpo definitivo al governo (neppur Salvini lo sta facendo) perché potrebbe significare un disastro generale. Sul piano di battaglia di Di Maio, c'è scritto questo: «Salvini spara falsità contro di noi per coprire il suo scandalo dei rubli. E' logorato, e perciò va logorato ancora di più».

Ma non per mandare all'aria tutto (giammai!), anche perché oltre a non avere un leader sicuro i 5 stelle in caso di voto non avrebbero il tempo di riorganizzare il movimento, per presentarlo agli elettori in condizioni meno disastrate rispetto a quelle con cui si sono combattute le Europee e tutte le regionali e amministrative perse ultimamente. Logorare il logorato in modo da fargli «smettere di sentirsi il padrone» nelle varie partite aperte, a cominciare da quella - le fosse caudine di Matteo - delle autonomie. E «se è così un Fenomeno - questo il mood stellato - come mai abbiamo portato a casa più cose noi che lui, e l'ultima è il taglio del numero dei parlamentari? Loro non vogliono rompere, e se «Salvini vuol farlo prego, si accomodi». Un invito che si spera non venga accettato mai.

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