Casini, l’appello ai giovani: «Impegnatevi in politica per migliorare la società»

Il senatore alla Luiss per presentare il suo libro “C’era una volta la politica"

Casini, l’appello ai giovani: «Impegnatevi in politica per migliorare la società»
di Andrea Bulleri
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Martedì 6 Febbraio 2024, 00:34

Altro che nostalgia per i bei tempi che furono o rimpianti di un protagonista della stagione passata, come forse potrebbe suggerire il titolo del suo libro. A sentir parlare Pier Ferdinando Casini, si ha la conferma che «C’era una volta la politica» (Piemme) vuol essere soprattutto un manifesto per il presente e – ancora di più – per il futuro. Una rilettura degli ultimi quattro decenni di vita politico-parlamentare per ispirare i giovani. E invitarli a mettersi in gioco. Eccolo, l’appello che l’ex presidente della Camera rivolge agli studenti della Luiss che lo ascoltano in platea: «Mi auguro che qualcuno di voi, magari dopo essersi costruito professionalmente, si butti nell’impegno politico. Perché oggi disponiamo di un sacco di tecnologie, hanno inventato l’intelligenza artificiale, ma non hanno inventato un modo diverso per concorrere a migliorare la vita della propria collettività che non sia l’impegno politico». 

Ma che la “lectio” di Casini ai ragazzi sia tutt’altro che rivolta al passato lo dimostra anche l’invito che il senatore, eletto da indipendente nelle file del centrosinistra, indirizza a Giorgia Meloni in tema di riforma del premierato e di clausole “anti-ribaltone”. Per Casini «è sbagliato privare» il sistema «della possibilità di ricorrere a governi tecnici con regole troppo rigide». Perché gli esecutivi “dei professori”, continua l’ex presidente, «sono come gli antibiotici: vanno presi quando ce n’è bisogno, per debellare un virus. Senza esagerare, perché l’eccesso di antibiotico distrugge le difese immunitarie». E dunque è giusto che il giorno dopo le elezioni si crei un governo politico («è il grande merito dell’esecutivo di Giorgia Meloni, in democrazia si fa così»). 
A dialogare con Casini, introdotto dalla presidente della Luiss School of Law Paola Severino, ci sono il direttore della comunicazione della Basilica di San Pietro padre Enzo Fortunato e il Capo dei rapporti internazionali della Camera Maria Teresa Calabrò.

E poi il politologo Giovanni Orsina, il capo del dipartimento di giurisprudenza dell’università Antonio Punzi, Salvatore Maria Pisacane e Gianmarco Rubino. 

Sostegno a Kiev

E al di là del ripercorrere la strada di Casini dalla Dc all’elezione sfiorata al Colle, e di qualche passaggio sull’attualità internazionale («difendere l’Ucraina – dice Casini – significa difendere noi stessi. E sono molto fiero che il governo del mio Paese da Draghi a Meloni abbia mostrato una continuità totale»), il filo rosso dell’incontro è sempre quello: l’invito ai ragazzi ad andare «oltre i pregiudizi per formarsi dei giudizi». «E visto che siamo in una Università – osserva la presidente della Luiss School of Law – è questo il messaggio che vogliamo diffondere tra i nostri studenti: un tempo, quando un Casini con i pantaloni corti iniziò il suo lungo e luminoso cammino politico, erano proprio i ragazzi migliori ad occuparsi di politica, convinti del fatto che occorreva un grande impegno per occuparsi del governo del Paese. Noi – afferma – oggi dobbiamo porci tra gli obiettivi di una università di eccellenza quello di coltivare una scuola politica degna della tradizione che questo libro ci illustra». Tenendo ferma l’idea, rimarca Severino, «che il presente non è peggiore del passato, è solo diverso, sarà dominato dai rischi e dai vantaggi della tecnologia, dalla necessità di conciliare crescita e sviluppo con la tutela dell’ambiente, dalla opportunità di attuare un grande investimento sui giovani». 

Giovani che – e Casini qui si mostra ottimista – stanno pian piano riscoprendo l’importanza della politica con la P maiuscola. Lo dimostra, del resto, l’affollamento di studenti in sala, nonostante molti dei ventenni che lo ascoltano, quando lui era presidente della Camera, forse non erano ancora nati. Casini chiosa il suo racconto con un aneddoto, «emblematico di un atteggiamento nei confronti della politica che è cambiato. Quando i Cinquestelle sono arrivati in Parlamento, per 5-6 mesi hanno evitato di salutarmi: per loro ero l’emblema della casta. Invece – racconta – la sera del 29 gennaio 2022 (quando Casini si fece da parte nella corsa al Quirinale e al Colle fu rieletto Mattarella, ndr), da uno di loro mi arrivò un messaggio: “Sei stato un signore. Il Movimento ha fatto di tutta l’erba un fascio, la casta. Sei tra le persone che più mi hanno fatto pentire di aver pensato certe cose”. Anche per loro, insomma, il pregiudizio alla fine è diventato giudizio. E questo – conclude Casini – è il senso della democrazia».

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