Casini, Renzi e la voglia di Centro: «La cultura Dc ha ancora un futuro»

Raduno di ex scudocrociati per il libro “La sinistra sociale”. «Ma tentare di rifare il partito sarebbe ridicolo»

Casini, Renzi e la voglia di Centro: «La cultura Dc ha ancora un futuro»
di Mario Ajello
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Venerdì 19 Gennaio 2024, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 07:15

Sala strapiena nel convento della Minerva e i presenti sono molto soddisfatti: «Non si vedevano tanti democristiani tutti insieme chissà da quanto tempo». E sono tutti qui, con Gianfranco Astori, Pier Ferdinando Casini, Matteo Renzi per la presentazione del libro di Giorgio Merlo, «La sinistra sociale». Un ottimo volume sulla importanza anche in chiave di attualità politica, del cattolicesimo sociale. «Oggi purtroppo non ci sono più Carlo Donat Cattin e Franco Marini», si duole Merlo, «ma c’è una cultura spendibile per il futuro che era quella loro e di molti di noi». In sala ecco volti conosciuti della tradizione scudocrociata, da Angelino Sanza a Peppino Gargani, da Enzo Scotti a Giuseppe Sangiorgi, da Bruno Tabacci a Mario Tassone, da Segni a Loiero, da Osvaldo Napoli a Renzo Lusetti che è stato l’enfant prodige dei giovani democristiani e ieri ha allietato gli amici facendo le sue affettuosissime imitazioni del compianto Ciriaco De Mita. 

Proprio ieri era il trentesimo anniversario dello scioglimento della Dc, il 18 gennaio del ‘94.

I rimpianti sono ovvi. Ma anche la consapevolezza, ben illustrata da Casini, che il passato è passato e va vissuto non come possibile restaurazione ma come patrimonio di conoscenze istruttive e utili. C’è bisogno di Centro, cioè di un’area moderata sempre più larga e influente, ma Casini dice parole chiare contro la nostalgia: «Mi rattrista vedere i tentativi, di cui parlano i giornali, di rifare la Dc. Le grandi storie non possono sopportare il ridicolo. Oggi il nostro compito storico è coltivare la memoria». Per creare altra storia. E ancora lui: «Il lascito della Dc è quello di una democrazia inclusiva. Negli anni del terrorismo, questa concezione della democrazia con il coinvolgimento della sinistra e del sindacato nella difesa dello Stato, ha salvato il sistema democratico». E a proposito dell’inclusività, sono inclusi in questa presentazione del libro di Merlo alcuni esponenti di culture non democristiane: dai socialisti Gennaro Acquaviva e Fabrizio Cicchitto, al fondatore del Pd, Arturo Parisi, all’ex An, Mario Landolfi. 

Dal tavolo dei relatori, Astori, uno dei più stimati consiglieri di Mattarella al Quirinale, fa notare tra l’altro: «La sinistra Dc è sempre stata pronta a difendere la Costituzione, sia al tempo della vicenda Tambroni sia durante gli attacchi del terrorismo». E proprio mentre in questa sala si parla di Dc, a Viterbo in contemporanea gli ex scudocrociati Fioroni e D’Ubaldo partecipano a un evento con Calenda. Qui, non c’è Calenda ma Renzi. Il quale nella sua costruzione del Centro ha bisogno anche dei cattolici democratici, tradizione da cui lui stesso proviene, e alcuni di loro credono in lui.
Parla così l’ex Rottamatore: «Il Centro è il luogo in cui si vince, e lo dovrebbe capire anche il Pd che oggi purtroppo più che a un partito serio somiglia a un attivo studentesco». 

Il consenso

E ancora: «Il Centro è lo spazio dove si prendono i voti ed è lo spazio che Meloni sta abbandonando e non può abitare perché ha un partito privo di cultura istituzionale». In una fase di forte indebolimento economico del ceto medio, è il ragionamento di Renzi, proprio a questo enorme segmento sociale deve rivolgersi una nuova cultura moderata e riformista. Quella di cui Casini, come tutti i presenti, sente profondo bisogno, e proprio Pier - dopo aver espresso un rimpianto: «Abbiamo sperato che potesse esistere un centrodestra egemonizzato dalla cultura democratico-cristiana. Ma la scommessa è fallita» - osserva: «La Dc trent’anni fa muore ma vince. Perché i suoi valori, il multilateralismo, la scelta atlantica, l’Europa, l’universalità e gratuità del delle cure mediche, sono stati un lascito ancora vivissimo nella nuova stagione». La storia è storia, ma non è stata affatto vana. 

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