Un documento ufficiale pubblicato sul sito del Senato e diffuso sui social media. Poi degradato a bozza da verificare. Ed ancora riclassificato come «errore tecnico», ma lasciato sul web senza ritirarlo, solo aggiungendo la dizione «bozza». Sull’autonomia differenziata, il progetto per dare più funzioni e poteri a Veneto e Lombardia, in Senato è andato in scena un ordinario giorno di caos. La bomba, che rischia di lasciare serie crepe nel governo, è stata sganciata su Linkedin, il social media usato per lo più da chi cerca lavoro. Alle quattro e mezza del pomeriggio, sulle bacheche dei 30 mila e passa “seguaci” del profilo del Senato, è comparso un post per avvertire che il Servizio del Bilancio, i tecnici che verificano la tenuta economica di tutti i provvedimenti che passano in Parlamento, aveva pubblicato uno “studio” sull’autonomia differenziata. Il post in realtà diceva molto di più. Diceva che il testo a cui il ministro Roberto Calderoli ha legato la sua permanenza in politica, contiene molte «criticità». Che rischia, per esempio, di rendere ancora più ricche le Regioni già ricche, di «ridimensionare» il bilancio dello Stato e di impedire ai territori più indietro di riuscire a garantire i livelli essenziali nei servizi ai cittadini. Insomma, una pietra tombale sull’autonomia differenziata. L’onda d’urto è arrivata subito in tutti i Palazzi della politica.
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L’opposizione è scesa immediatamente in campo.
Difficile che nessuno se ne fosse accorto e non lo avesse letto. Anche il pungente post su Linkedin è apparsa una modalità inusuale per “comunicare” un dossier tecnico del Senato. Il sospetto, insomma, è che dietro questo giallo si nasconda un messaggio politico alla Lega. E a Calderoli.
Che fine farà adesso il dossier del Senato? In un secondo comunicato diffuso dall’ufficio stampa di Palazzo Madama, diramato nella serata di ieri, è stato precisato che il documento non sarà ritirato e neppure modificato.
LA REAZIONE
Le obiezioni insomma, restano lì, anche perché le opposizioni hanno iniziato a gridare alla «censura». Il ring della Commissione Affari Costituzionali riaprirà a questo punto martedì prossimo, quando inizierà il ciclo di audizioni sul progetto Calderoli. I primi ad essere sentiti saranno i governatori delle Regioni, compresi Luca Zaia, Attilio Fontana, Michele Emiliano e Francesco Rocca del Lazio. Poi toccherà a esperti, sindacati e associazioni. Verranno ascoltate Confindustria, l’Ance (l’associazione dei costruttori), Il primo giorno gli auditi saranno ben 15. Difficilmente sarà possibile quell’esame «approfondito» che era stato promesso su un tema così importante per il futuro del Paese. Ed anche per il futuro del ministro Calderoli.
In una recente intervista, il leghista ha detto che senza l’approvazione dell’autonomia considererà chiusa la sua esperienza politica. «Davvero - ha aggiunto - non come Renzi». E a questo proposito ieri i giornalisti in Senato a margine della Commissione gli hanno chiesto come stesse. «Non sto», ha risposto, «né meglio né peggio rispetto a ieri, se si va avanti sto meglio sempre».
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