Grillo, Alessio D'Amato: «Dal fondatore M5S parole eversive. I riformisti dem rischiano di sparire»

Parla l'ex assessore alla Sanità del Lazio

Alessio D'Amato: «Dal fondatore M5S parole eversive. I riformisti dem rischiano di sparire»
di Ernesto Menicucci
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Lunedì 19 Giugno 2023, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 11:18

Alessio D’Amato, ex assessore alla Sanità del Lazio, ex candidato del Terzo Polo come governatore, ora ex membro dell’Assemblea nazionale del Pd. Telefono bollente?
«Devo dire di sì. Centinaia di telefonate e messaggi, di elettori, amici, ma anche di autorevoli parlamentari del Pd».


Elly Schlein o qualcuno della segreteria del Nazareno l’hanno chiamata?
«No, niente...».


E Renzi, che proprio ieri sul Messaggero si domandava “come fanno i riformisti a stare ancora nel Pd”? È sembrato quasi profetico, magari sapeva già qualcosa...
«No, neppure.

Devo dire che ho visto grande correttezza».

Cosa rimprovera a Schlein?
«Ha fatto un errore politico. Non si partecipa ad un’iniziativa politica senza conoscerne la piattaforma, chi sono gli esponenti, quali gli interventi. Perché poi accade quello che è accaduto».

Ma perché la segretaria è andata in piazza con M5S?
«Delle due, l’una: o c’è stata una sottovalutazione, e le è stata tesa una trappola per metterla in difficoltà. Oppure c’è stata inconsapevolezza, che è ancora peggio. In ogni caso, la cosa più grave è che a 24 ore di distanza dalle parole di Grillo non ci sia stata una presa di distanze netta».

A lei, che viene dalla sinistra-sinistra, che effetto le ha fatto sentire evocare le “brigate”?
«Non si può ironizzare o banalizzare, perché le parole pesano come pietre. Specie per chi viene da stagioni in cui la sinistra ha pagato un tributo si sangue pesantissimo. Brigate evoca le Brigate rosse, ovviamente, e non posso non pensare a Guido Rossa, operaio ucciso dalle Br, al presidente della Dc Aldo Moro e a tanti altri colpiti in quegli anni. No, davvero non si può scherzare».

Quelle di Grillo sono parole eversive?
«Va prestata grande attenzione a cosa si dice. E se lo si fa in una manifestazione pubblica, sì, possono essere considerate eversive. Il passamontagna si è messo in circostanze nefaste per la Repubblica, mentre per le proprie idee si combatte a viso aperto. E sono gravi anche le parole di Moni Ovadia sull’Ucraina, una contraddizione rispetto alla linea portata avanti finora dal Partito democratico».

Lascerà il Pd?
«Dipenderà dall’evoluzione della discussione nei prossimi giorni. Sono sorpreso che nessuno mi abbia chiamato e lavorerò per far valere le tesi della sinistra riformista, che deve avere un linguaggio chiaro, farsi comprendere e contrastare sia i sovranisti che i populisti».

Schlein è andata in piazza con Conte perché teme il sorpasso a sinistra di M5S, magari già alle prossime Europee di giugno dell’anno prossimo?
«La competizione la capisco, ma si agisce su temi concreti: il lavoro, la sanità. Non con quelle parole d’ordine. E poi con una forza politica che, cento giorni fa, fece una scelta sbagliata nelle elezioni regionali correndo da sola. Provo grande disagio e amarezza».

Quanti D’Amato esistono nel Pd?
«A giudicare dalle telefonate ricevute, direi che c’è molto malcontento e malessere a cui bisognerà dare una risposta politica».

Elly Schlein, il saluto a Conte e le parole di Grillo che mettono in imbarazzo la segretaria con l'ala riformista del Pd

E quindi, insistiamo: lei ed altri siete pronti a lasciare il Pd?
«Non lo so. Ma se si imbocca una deriva minoritaria, nella quale non si trattano i temi che interessano davvero gli italiani, avverto il rischio che le forze riformiste possano fare la fine dei socialisti in Francia. Sono anni che auspico una riflessione seria, spero ancora che si recuperi una linea e che non si vada dietro alle parole d’ordine di Grillo».

Anche sulla questione dell’abolizione del reato di abuso d’ufficio c’è grande confusione sotto al cielo del Nazareno. Schlein è contraria all’eliminazione, ma i sindaci pd sì. Lei da che parte sta?
«Da quella dei sindaci. Tra l’altro questa è una battaglia storica anche di tanti amministratori locali dem. L’abuso d’ufficio si è configurato spesso come una sorta di burocrazia difensiva, che blocca le procedure, instaura la paura di firma, a fronte di inchieste che nel 98% dei casi si risolvono in un nulla di fatto».

Oggi c’è la direzione del Pd. Cosa si aspetta?
«Una discussione vera, leale. E che si esca con una linea politica chiara».

E poi?
«Poi vedremo».

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