Sepúlveda, la moglie del grande scrittore: «Così trovai dopo la sua morte il racconto in cui mi diceva addio»

In "Rincorrendo le storie" di Massimo Vigliar la vita segreta dell'autore cileno

Luis Sepúlveda, parla la moglie del grande scrittore: «Così ritrovai dopo la sua morte il racconto in cui mi diceva addio»
di Riccardo De Palo
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Domenica 12 Febbraio 2023, 19:51 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 12:05


«Scrivo per avere e conservare memoria, perché senza memoria non c'è futuro», sostiene la poetessa Carmen Yáñez in Un amore fuori dal tempo, il libro dedicato all'uomo che la sposò due volte, Luis Sepúlveda. La vedova dello scrittore cileno racconta il «compito ingrato, straziante», che le toccò qualche settimana dopo «il giorno orribile della sua morte», quasi tre anni fa. «Una volta sono rimasta asombrada, stupefatta. Avevo già frugato in tutta la nostra, grande casa di Gijón, nelle Asturie. A un certo punto apro un cassetto e trovo una Moleskine». Lui usava sempre quelle agendine nere, era un vizio che gli aveva attaccato Bruce Chatwin in Patagonia. «C'erano alcune pagine scritte, in cui raccontava di un viaggio in un paese di mare che avevamo fatto e dove aveva avuto un incontro quasi soprannaturale». Il testo, che chiudeva quel libro, fa venire i brividi: «Sono i ricordi della sua nonna basca, che parlava in quella lingua incomprensibile Ma ciò che mi sconvolse fu che in questo racconto si rivolgeva a me per dirmi addio».

Il ritrovamento dell'inedito 


La chiusa del breve racconto è sconvolgente, se pensiamo che risale molto prima che si ammalasse di Covid, nel febbraio del 2020, per poi morire il 16 aprile, dopo 48 giorni di coma, mentre l'adorata Pelusa (come amava chiamarla lui) gli stringeva una mano in ospedale. Aveva settant'anni. Nel testo, le parti sembrano invertirsi: «Mi vestii senza far rumore, poi mi chinai a baciare sulla fronte mia moglie, che continuava imperturbabile a dormire, e un freddo crudele m'invase le ossa quando mormorai quasi in silenzio: "Addio, amore, e grazie per tutta la tenerezza di questi anni"».

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Incontriamo Carmen Yáñez a Roma, dove ha appena presentato un altro libro dedicato a Sepúlveda, Rincorrendo le storie. L'autore è il produttore e distributore cinematografico Massimo Vigliar, che ha voluto raccontare un'amicizia durata più di vent'anni con l'autore di libri immortali come Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. «Le storie - ricorda - gli cadevano letteralmente addosso. Ho fatto dei viaggi con lui in Patagonia, come racconto nel libro, a un certo punto incontriamo un pagliaccio, in questo supermercato di Punta Arenas, il luogo più meridionale prima dell'Antartide, che ovviamente si chiamava Fin del Mundo. Lui vuole assolutamente parlarci, e scopre che il clown - di nome Magellano - era l'unico a essersi esibito in una base al Polo Sud». Rincorrendo le storie è una vera miniera di aneddoti, a partire da questo set molto avventuroso del film Terra del fuoco, con Sepúlveda e Tonino Guerra a dividersi la sceneggiatura, Ornella Muti e Claudio Santamaria nel cast. È l'anno Duemila e tira un vento gelido nell'estate australe, ma l'atmosfera è conviviale e la carbonara (con pasta De Cecco portata dall'Italia) viene contesa da tutti.

Il mattatore della Terra del Fuoco


Lucho aveva la parte del mattatore. «Cominciava a parlare la mattina, quando era di buonumore - racconta Carmen - discuteva di politica o raccontava aneddoti, era molto piacevole. A volte anticipava quello che stava scrivendo». «A me parlava spesso di un suo progetto, con un hotel come protagonista, aveva sempre queste idee molto cinematografiche», interviene Vigliar. «Sì, Hotel Cile - dice Carmen - lo ha finito con il fotografo Daniel Mordzinski, che ha raccolto i testi di Lucho».

Il libro, già pubblicato in spagnolo e inglese, uscirà per Guanda il prossimo maggio.


«Il primo libro uscito postumo è stato la raccolta di poesie, Istruzioni per il viaggiatore - dice l'autrice - con tutti i versi che abbiamo trovato tra i manoscritti, poi sarà la volta di questo». Sepúlveda, mentre era in vita, non ha mai voluto competere con la moglie in campo poetico. «Diceva: è molto più brava di me, mi vergogno», dice Vigliar. «Era una forma di generosità, sosteneva che la poesia era uno spazio che mi apparteneva», interviene Carmen.
Ci sono altri inediti in arrivo? «Ha lasciato molto materiale - continua la vedova - ma, senza la sua approvazione, lascio tutto com'è. Stava lavorando a un libro-denuncia su come trattano le persone nel sud del Cile. Non pubblicherei comunque mai questi testi con la sua firma. Lui era molto meticoloso, e io, a mia volta, sono rispettosa».

«Con me voleva girare un documentario, La giornata di un mapuche - dice Vigliar - I mapuche sono gli autoctoni del centro del Cile, che vivono in situazioni dure, un po' come gli aborigeni. Sepúlveda voleva raccontare la storia di una giornata in una comunità indigena. Ma oggi, senza Lucho, sarebbe difficile girare un film del genere. Lui sapeva fare domande alla gente. Quando abbiamo girato Corazón Verde, siamo andati a raccogliere le voci degli ultimi. Lui era bravo, sapeva come farli parlare».


La storia d'amore di Lucho e Pelusa, Luis e Carmen, è leggendaria. Si sposarono quando lei aveva solo diciassette anni. Lui era diventato una guardia del corpo di Allende. Il colpo di stato di Pinochet, e la ferocissima repressione, li divisero. Entrambi furono orrendamente torturati. Lui si risposò in Germania, lei ebbe un figlio con il suo compagno in Svezia. «La Più Bella Storia d'Amore/ è possibile solo/ nella serena e inquietante/ calligrafia dei tuoi occhi», scrisse in versi quando si rividero vent'anni dopo, a bordo di un treno in corsa da Basilea a Parigi. «La cosa incredibile - dice Vigliar - è che quando Carmen andò con lui a fare questo week-end lungo a Parigi, la seconda moglie tedesca, Margarita, le tenne il figlio di dieci anni. "Partite pure, lasciatelo qui, avrete molte cose da dirvi", le disse». Alla fine si sposarono di nuovo: «È stato un atto di riparazione, un modo di ricompensarci per tutto il tempo che avevamo perduto», dice Carmen.

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