Piero Pelù, gli acufeni lo costringono a far slittare il suo tour. Così il rumore diventa malattia

Il 15 per cento degli italiani (inclusi diversi artisti e cantanti) soffre del disturbo che fa sentire un “suono” nelle orecchie. Ecco quali sono le terapie per curarlo

Acufeni, il rumore diventa malattia. Piero Pelù costretto a far slittare il suo tour
di Maria Rita Montebelli
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Mercoledì 5 Luglio 2023, 00:28 - Ultimo aggiornamento: 14:51

Uno “shock acustico” in cuffia ha incattivito gli acufeni che tormentavano da tempo Pelù, rendendoli «molto aggressivi», al punto da costringerlo a far slittare di alcuni mesi il tour Estremo, in calendario quest’estate. Un colpo duro per Piero Pelù che non aveva mai finora rinunciato ad alcun live, continuando a esibirsi persino con le costole rotte causate da un “tuffo” dal palco. Lo scorso anno, sorte analoga era toccata a Caparezza. In questo caso il cantante pugliese ha ammesso di aver provato di tutto, dalle pillole, alle iniezioni, alla psicoterapia, nei sette anni trascorsi in compagnia degli acufeni, prima di capire che alla fine sarebbe stato costretto a “tenerseli”, cercando di distrarsi, magari pensando ad altro. Ma l’elenco dei cantanti famosi, tormentati dagli acufeni, è davvero lungo e comprende artisti del calibro di Chris Martin (Coldplay), Phil Collins, Bono degli U2, Eric Clapton, solo per citarne alcuni. 
E non sorprende, perché gli acufeni sono quasi una malattia “professionale” indotta dal fragore dei concerti rock, che a volte supera i 100 decibel. Ma se è vero che ascoltare la musica a tutto volume dà un senso di appagamento, di liberazione e può provocare il rilascio di endorfine (i neurotrasmettitori del benessere), è bene ricordare che dai 100 decibel in su la musica può provocare gravi danni all’apparato uditivo. Secondo l’OMS l’udito di un giovane su due è messo a rischio da concerti e discoteche a tutto volume.

QUANDO PREOCCUPARSI 

Ma cosa sono gli acufeni e quando è il caso di preoccuparsi e di cercare aiuto professionale? È una domanda che potrebbero porsi in molti, visto che questo disturbo interessa fino al 15% della popolazione.

Per capire cosa sono gli acufeni bisogna seguire le onde sonore che, accolte dal padiglione dell’orecchio, vengono convogliate nel canale uditivo e da qui nell’orecchio medio e infine in quello interno, dove alcune cellule specializzate (le cellule capellute o ciliate) all’interno degli ossicini dell’orecchio interno (la coclea), trasformano le onde sonore in impulsi elettrici, che viaggiano verso la corteccia uditiva del cervello, attraverso il nervo acustico. Il problema nasce quando queste cellule “capellute” superspecializzate vengono danneggiate (da un rumore fortissimo o da un farmaco, ad esempio); questo provoca uno stimolo anomalo delle cellule nervose, che fanno parte di questo circuito cerebrale, che vanno a generare l’illusione di un suono inesistente, l’acufene appunto. Da un punto di vista descrittivo gli acufeni sono dei rumori di vari tipo (ronzii, fischi, campanelli, sibili, urla, ecc.), un «mi suonano le orecchie» costante o intermittente, che una persona “sente” da una o entrambe le orecchie, dentro la testa o a distanza, in assenza di una fonte esterna reale di rumore. E anche se questa condizione solo raramente è spia di un problema di salute importante, di certo può risultare molto fastidiosa, al punto da interferire con la vita quotidiana nel 10% di chi ne soffre, soprattutto quando diventa cronico, superando i sei mesi di durata. 

DI NOTTE

A volte l’acufene è “pulsante”, come se si sentisse il battito del cuore nelle orecchie; in questo caso si avverte soprattutto la notte, quando si è a letto ed è spesso legato allo scorrere del sangue, sincrono appunto con il battito cardiaco, all’interno di arterie indurite dagli anni e dall’aterosclerosi. Se il problema persiste, vale la pena avvertire il medico perché potrebbe essere segno di un danno ai vasi o di altra natura, da un problema di tiroide, ad un tumore ricco di vasi. Oltre all’esposizione a un forte rumore, a volte gli acufeni sono provocati da farmaci come l’aspirina o altri anti-infiammatori non steroidei assunti a dosaggio elevato, ma anche da antibiotici, farmaci antimalarici e anticonvulsivanti, diuretici e antidepressivi. 

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LE STRATEGIE

A volte il problema si associa ad una perdita anche parziale dell’udito; altre volte è causato da un’infezione (otite) dell’orecchio medio oppure può essere un sintomo della sindrome di Menière (un problema dell’orecchio interno, che causa vertigini invalidanti). Altre volte gli acufeni sono causati da un tappo di cerume. Oltre a rimuovere i farmaci ototossici (o gli eventuali tappi di cerume), per gli acufeni “idiopatici” (cioè senza una causa) non ci sono terapie risolutive, ma a volte questi tendono a scomparire spontaneamente o diventano più sopportabili e gestibili col tempo. Un beneficio può venire tuttavia da alcune strategie comportamentali (terapie cognitivo-comportamentali, biofeedback, ecc) o da apparecchi che generano ‘rumore bianco’ (simile ad una radio o un televisore fuori sintonia), che possono ridurre la percezione dell’acufene.

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