Il fischio all'orecchio: l'acufene associabile anche a patologie neurologiche e psichiatriche. I rimedi

Il fischio all'orecchio: l'acufene associabile anche a patologie neurologiche e psichiatriche. I rimedi
di Giovanni Del Giaccio
4 Minuti di Lettura
Giovedì 10 Febbraio 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 04:04

Un “fischio” o un “ronzio”, il fastidio che a volte è passeggero ma altre persistente e che non riusciamo a mandar via.

È l’acufene, un disturbo frequente del quale soffrono più di 3 milioni di italiani. Uno studio pubblicato lo scorso novembre su “The lancet regional healt Europe” illustra i dati raccolti in 12 Paesi dell’Unione europea tra cui l’Italia e conclude sottolineando che un adulto su sette, nel nostro continente, ha problemi di acufene. Il che significa che il disturbo riguarda circa 65 milioni di persone, 26 delle quali avvertono un fastidio e 4 hanno una forma grave. E tutto questo senza essere una malattia, spiega Pasqualina Maria Picciotti del Policlinico Gemelli di Roma: «È un sintomo descritto dal paziente in diversi modi come ronzio, sibilo, fruscio e altro, che interessa un solo lato o entrambi e a volte riferito come sensazione localizzata “dentro la testa”. Può associarsi ad altri sintomi otologici, per esempio l’ipoacusia ovvero la riduzione dell’udito e le vertigini o capogiri, ma anche non otologici come cefalea, ansia, palpitazioni. Può essere legato a patologie dell’orecchio, ma anche a malattie al di fuori della sfera otorinolaringoiatrica».

Le cause scatenanti?

«Quelle otologiche sono numerose e vanno da situazioni banali come può essere un tappo di cerume, una infiammazione dell’orecchio nella sua parte più esterna o una forte esposizione a rumore, sia professionale che voluttuario. Può essere riferito anche a malattie più importanti dell’orecchio medio e interno, fino a patologie tumorali della zona dei nervi acustici vicina al cervelletto, quello che definiamo angolo ponto-cerebellare. Per quanto riguarda invece le patologie non otologiche, sono tantissime e fra le più frequenti vanno ricordate le malattie neurologiche, cardiovascolari, internistiche e psichiatriche».

Possiamo prevenire questo fastidio? 

«La prevenzione è limitata alla corretta gestione dell’esposizione a rumore o a sostanze otolesive, della pulizia dell’orecchio esterno e della pressione arteriosa, perché spesso l’acufene è un campanello d’allarme del rialzo pressorio e delle patologie internistiche e cardiovascolari».

L’acufene è considerata una vera e propria “croce del medico”, quali sono i rimedi?

«Sono strettamente legati alla causa, ma il problema è che una buona parte di questi disturbi resta senza una causa definita e quindi senza una terapia specifica.

Rimane fondamentale un corretto inquadramento diagnostico che permetta, ove possibile, uno specifico trattamento».

Linee guida?

«Al momento l’indirizzo terapeutico si divide in tre filoni: farmacologico, strumentale e psicoterapeutico. Tuttavia gli insuccessi sono numerosi e la risposta ai trattamenti molto diversa da paziente a paziente. Vorrei inoltre sottolineare quanto siano importanti, anche in questo ambito, una buona gestione dell’ansia e dello stress, uno stile di vita sano che includa un corretto regime alimentare e una buona qualità del sonno».

Esiste “familiarità” per questo genere di disturbo?

«La familiarità esiste per le ipoacusie che possono associarsi all’acufene ed è un campo di grandissimo interesse scientifico».

Quali sono le novità in tal senso?

«La grande frequenza dell’acufene ha spinto i ricercatori a interessarsi alla comprensione dei meccanismi responsabili della sua insorgenza. La ricerca tuttavia si confronta con la grande difficoltà legata all’assenza di modelli di studio adeguati. Al momento nel mondo scientifico non esiste un consenso unanime sulla terapia. Interessanti prospettive emergono dall’utilizzo di sostanze antinfiammatorie e antiossidanti. Si tratta di farmaci e tecniche che agiscono sul sistema nervoso centrale o sul “mascheramento” dell’acufene, vale a dire la distrazione attraverso l’invio di altri suoni. Infine, è bene ricordare l’importanza di un adeguato counseling multidisciplinare con il paziente».

Sento il “fischio” che cosa devo fare immediatamente?

«Rivolgersi prima possibile al proprio medico che valuterà l’opportunità di approfondimenti diagnostici specialistici».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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