Michela Murgia, morta la scrittrice a 51 anni. Negli ultimi mesi il racconto del tumore terminale

Aveva rivelato nei mesi scorsi di combattere contro un carcinoma renale al quarto stadio

Michela Murgia, morta la scrittrice a 51 anni. Negli ultimi mesi aveva combattuto contro un tumore al quarto stadio
di Riccardo De Palo
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Giovedì 10 Agosto 2023, 23:15 - Ultimo aggiornamento: 11 Agosto, 11:04

«Dove ho sbagliato?» si chiede Michela Murgia nel suo ultimo libro, "Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi", ancora in classifica, e dedicato alla sua malattia terminale, un carcinoma renale al quarto stadio. «Era vegetariana - scriveva di sé in terza persona - Non fumava, esclusa l’erba in rara compagnia... I vizi che aveva erano parecchi, ma nessuno nel corpo, facilmente bonificabile con la privazione». Michela Murgia non ce l’ha fatta: ieri è scomparsa a 51 anni, di una morte annunciata, attesa, mai temuta, ma neppure derisa. 

 

L’ANNUNCIO

La scrittrice pluripremiata, l’autrice di "Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria", che ha ispirato la sceneggiatura del film "Tutta la vita davanti"di Paolo Virzì, lo scorso maggio aveva annunciato di avere «metastasi ai polmoni, alle ossa, al cervello», e di sperare soltanto di «morire quando Meloni non sarà più premier».

Il premier le aveva risposto: «Spero davvero che lei riesca a vedere il giorno in cui non sarò più Presidente del Consiglio, come auspica, perché io punto a rimanere a fare il mio lavoro ancora per molto tempo».

La scelta di vivere pubblicamente la malattia, attraverso i blog, i social, e ovviamente il libro, presentato all’ultimo Salone di Torino, ne ha fatto un caso forse unico di “sopravvivenza emotiva” nel panorama letterario italiano.L’11 giugno si era ritirata da ogni impegno pubblico, per pensare soltanto alle terapie. Murgia viveva in una sorta di casa di vetro, e non aveva interesse a nascondere alcun particolare di sé, ma neanche di piacere a tutti i costi. L’appartenenza politica, a una sinistra molto radicale e libertaria, l’aveva sempre sbandierata. Voleva «arrivare viva fino alla morte». E di qui i continui interventi sui social, dalla Rai ai migranti. 

Michela Murgia era nata a Cabras, nella sua amatissima Sardegna, il 3 giugno del 1972. Militante di Azione Cattolica, nella vita ha svolto diversi mestieri, dall’insegnante di religione alla dirigente di una centrale. E anche nel mondo della scrittura è stata assieme autrice di romanzi, saggista, blogger, drammaturga, opinionista, critica letteraria. Una persona, per molti versi, multiforme e straordinaria. Il vero successo arriva nel 2009 con "Accabadora", che vince il premio Dessì, il Super Mondello e il premio Campiello. Un altro libro che parla della nostra fine: vi si racconta infatti la figura della femina accabadora, che veniva chiamata a dare la morte a chi era in malattia terminale, con una sorte di eutanasia rituale.

 

PROVOCAZIONI

La sua carriera è continuata con tanti altri libri, spesso provocatori come "Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe" o "Noi siamo tempesta". Tra le altre sue opere "L’ho uccisa perché l’amavo (falso!)", "Stai Zitta, e altre nove frasi che non vogliamo sentire più". Il suo penultimo libro, "God Save the Queer", aveva lanciato un tema - l’essere queer, appunto - come alternativa alla società patriarcale. Proprio con la sua queer family, ovvero i suoi affetti più cari, viveva nella sua casa, alle porte di Roma. E qui aveva scelto poche settimane fa di sposarsi “in articulo mortis” con l’attore, regista e musicista Lorenzo Terenzi. L’annuncio del matrimonio con quest’uomo conosciuto sei anni fa durante un lavoro teatrale è stato dato dalla stessa Murgia sui social, lo scorso 15 luglio, con un video in cui si invitava tutti a non farle gli auguri. Poi, nella sua casa romana, dopo quel «matrimonio controvoglia», le nozze “estese” ai suoi affetti più cari. Alla festa, con Michela che indossava la maglietta con su scritto proprio "God Save the Queer", anche Chiara Valerio, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Teresa Ciabatti, Chiara Tagliaferri e Paolo Repetti. 

 

Michela Murgia ci lascia con un romanzo che racconta la sua malattia poco dopo Ada d’Adamo, scomparsa lo scorso primo aprile, vincitrice del Premio Strega con un altro memoir che racconta la sua malattia, "Come d’aria". Un libro molto diverso rispetto a "Tre ciotole", che guarda alla malattia con una sorta di stupore che si riserva all’inevitabile. Pochi giorni fa scriveva su Instagram: «Come sto? La risposta che vorrei dare è quella che dava Cesare de Michelis: posso stare meglio, ma non posso più stare “bene”. “Meglio” è comunque preferibile a male, quindi godetene con me».

 

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