I concerti come rapporti amorosi. Il digiuno come una lunga astinenza. È il più classico dei luoghi comuni del rock'n'roll, ma per Ligabue rende bene l'idea dei tre anni di attesa legati alla pandemia vissuti per poter «togliere il tappo» e celebrare i suoi trent'anni di carriera dal vivo. Lo dice il 63enne rocker di Correggio all'inizio di 30 anni in un giorno - Campovolo 2022, il film che dal 20 al 22 marzo, solo per tre giorni, farà rivivere al cinema le immagini del concerto del 4 giugno scorso davanti a 103.009 fan sul palco della neonata Rcf Arena, battezzata proprio da lui nell'area che più volte è stata teatro di alcuni suoi gandi raduni: «Prova a pensare a quello che ti piace fare di più nella vita. Probabilmente avrà a che fare con il sesso. Immagina che per tre anni ti venga impedito di farlo. Poi pensa che un giorno ti venga detto che puoi finalmente rivivere quell'esperienza. Ecco, io Campovolo l'ho vissuto così. Con rabbia, frustrazione e infine ansia da prestazione».
DA SPETTATORE
Stavolta Ligabue non è dietro la cinepresa, come avvenuto in passato per Radiofreccia, Da zero a dieci o Made in Italy. Ma davanti. Protagonista della sua storia, che ieri ha vissuto anche da spettatore, alla proiezione in anteprima del film al cinema Barberini a Roma, seguita da un incontro di dieci minuti alla presenza dei fan durante il quale, però, la voce di Certe notti ha evitato di rispondere a qualsiasi domanda: «È un docu-film musicale.
GLI OSPITI
Da Balliamo sul mondo a Piccola stella senza cielo, passando per i duetti con Francesco De Gregori su Buonanotte all'Italia, con Loredana Bertè su Ho smesso di tacere, con Elisa su A modo tuo, con Mauro Pagani su Il mio nome è mai più, con Eugenio Finardi su Musica ribelle e con Gazzelle su L'amore conta, in due ore di film le canzoni e i momenti dello show - sia del palco che del backstage - si alternano a interviste, aneddoti e contributi dei membri delle tre storiche band del rocker, Il Gruppo, i Clandestino e La Banda: «Con il covid non ho potuto guardarmi avanti, solo indietro o ai lati - si giustifica lui - un'astinenza mai conosciuta. È stato un processo così intenso che ho avuto il bisogno di metterlo nero su bianco».
IL COVID
Il covid ad un certo punto l'ha anche preso. È successo lo scorso novembre, durante il tour europeo. A Parigi è rimasto bloccato in hotel, in stanza solo con una chitarra trovata a un mercatino dal manager Claudio Maioli: «Ha pensato che potesse farmi un po' di compagnia. Sperando potessi scrivere qualcosa. In effetti un pezzo l'ho scritto». Non è dato sapere se e quando uscirà né quali siano i prossimi progetti del rocker: «Un nuovo film? È vero, non ne faccio uno da cinque anni, ma tra quello e il precedente ne erano passati sedici», sorride sornione, prima di rivelare - a proposito dei suoi rapporti con il cinema - di aver rifiutato in passato un ruolo da protagonista in un film di Marco Tullio Giordana («Avrei dovuto interpretare un ex carcerato. Gli dissi: "Non sai quanto mi piacerebbe, ma è meglio anche per te che io non lo faccia"»).
OLIMPICO E SAN SIRO
Intanto ci sono due date cerchiate in rosso sul calendario, quelle del 5 luglio e del 14 luglio, quando tornerà ad esibirsi dal vivo rispettivamente a San Siro a Milano e allo Stadio Olimpico di Roma: «Sono gli stadi in cui ho fatto più concerti. Ci torno dopo quattro anni». Magari, stavolta, con un disco nuovo. Per tornare finalmente a guardare almeno al presente, se non al futuro.
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