Harry, Meghan e l'incidente sfiorato. Barillari: «Colpa delle guardie del corpo, respingono i paparazzi»

Secondo il re dei paparazzi, la responsabilità dell'inseguimento che ha coinvolto i duchi di Sussex va attribuita alle guardie del corpo che «sbagliano tutto» e sono «incompetenti»

Harry, Meghan e l'incidente sfiorato. Barillari: «Colpa delle guardie del corpo, respingono i paparazzi»
4 Minuti di Lettura
Giovedì 18 Maggio 2023, 15:39

Per quasi due ore ieri notte Harry e la moglie Meghan sono stati coinvolti in un inseguimento in auto «quasi catastrofico» da parte di «uno sciame» di paparazzi «molto aggressivi» nel cuore di Manhattan. E per questo sarebbe stato sfiorato un incidente mortale. Ma, secondo il re dei paparazzi Rino Barillari, la responsabilità dell'inseguimento che ha coinvolto i duchi di Sussex va attribuita alle guardie del corpo che «sbagliano tutto» e sono «incompetenti».

Harry e Meghan Markle, l'incidente sfiorato e la fuga dai paparazzi: cosa è successo davvero? Il tassista che li portava: «Non è stato un inseguimento»

«A Roma siamo più intelligenti»

«Le guardie del corpo cercano di provocare in tutti i modi i paparazzi avvicinandosi a loro e spingendoli.

Invece dovrebbero consentire ai fotografi di riprendere i personaggi che proteggono. La cosa si risolverebbe molto velocemente in pochi minuti. In Italia queste cose non succedono. A Roma siamo più intelligenti, abbiamo più rispetto per il personaggio da fotografare. I paparazzi veri sono quelli italiani, nati in via Veneto al tempo della Dolce Vita, che hanno un cuore, sono persone perbene. Anche le forze dell'ordine in Italia sono all'altezza della situazione», ha detto Barillari all'AdnKronos.

L'inseguimento

Harry, Meghan e la mamma di lei, Doria Ragland, avevano appena lasciato lo Ziegfield Theatre dove la duchessa, al centro dei Women of Vision Awards della Ms Foundation, era stata premiata dalla leggendaria femminista Gloria Steinem, quando una dozzina di paparazzi hanno cominciato a inseguire il Suv su cui i tre erano saliti a bordo. La caccia al secondogenito di Carlo e alla sua famiglia è proseguita «implacabile», con i fotografi in auto, moto e scooter che salivano sui marciapiedi e passavano col rosso incuranti dei sensi vietati, così come dei tentativi della polizia di fermarli. Almeno secondo la loro versione. Proprio ieri inoltre un uomo sospettato di essere uno stalker è stato fermato fuori dalla villa dei Sussex a Montecito, in California: Kevin Garcia Valdovinos, 29 anni, era stato notato mentre era appostato fuori dalla tenuta dove erano rimasti i figli della coppia, Archie e Lilibet.

 

Tragedia sfiorata

Nel frattempo a New York si «sfiorava la tragedia»: nella vana speranza di seminare gli inseguitori, Harry, Meghan e Doria a un certo punto hanno abbandonato il Suv e sono saltati su un taxi. Harry avrebbe filmato tutto col cellulare. «I duchi e la signora Ragland sono stati coinvolti in un inseguimento quasi catastrofico di quasi due ore per mano di paparazzi altamente aggressivi. L'interesse per figure pubbliche non dovrebbe mai mettere in pericolo la sicurezza di chiunque», ha stigmatizzato un portavoce della coppia. Harry e Meghan hanno perso le guardie del corpo quando, dopo il trasferimento oltreatlantico, hanno smesso di essere 'working royals'. Poche ore prima dell'incidente a New York, Harry aveva appreso che non avrebbe potuto pagare di tasca sua per farsi proteggere dalla polizia britannica quando si trova nel Regno Unito: l'Home Office non ha voluto creare un precedente per altri nababbi.

Era la prima volta che Harry e Meghan si facevano vedere assieme dopo che lui, da solo, aveva partecipato alla cerimonia per l'incoronazione del padre Carlo e della matrigna Camilla. In dicembre i Sussex avevano espresso preoccupazioni per la propria sicurezza in una docuserie co-prodotta con Netflix: «Ero terrorizzato. Non volevo che la storia si ripetesse», aveva confidato il principe mentre scorrevano sullo schermo immagini della madre Diana. Gli aveva fatto eco la moglie, girandosi dalla macchina a guardare un'auto che li seguiva: «Capii che nessuno mi avrebbe protetto». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA