Gino Cecchettin: «Ci sono momenti difficili in cui non riusciamo ad andare aventi. Giulia? Aveva la sindrome della crocerossina»

"Giulia aveva la sindrome della crocerossina", dice a Verissimo

Gino Cecchettin
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Domenica 7 Aprile 2024, 18:05 - Ultimo aggiornamento: 18:23

«Ci sono momenti molto difficili in cui sebmra che non possiamo farcela. Ma la vita va avanti. Ci facciamo forza. Guardo gli altri due miei figli e spero per un futuro più sereno per loro», così a Verissimo Gino Cecchettin, il padre di Giulia Cecchettin, la ragazza uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta.

La reazione dei figli

Come stanno reagendo i figli di Gino Cecchettin? «Elena si sta laureando a Vienna, mentre Davide è al liceo.

Affrontiamo le sfide di tutti i giorni come una famiglia normale, ma dobbiamo fare i conti con il dolore», prosegue Cecchettin. Li vede felici? «Sto combattendo perché sia così».

La danza

Un episodio recente lo fa sperare. «Siamo andati in gita al CERN di Ginevra, li ho visti danzare, li ho visti felici. Un momento, per me, di speranze. Un primo passo verso la normalità». Anche perché hanno perso la mamma. «Siamo stati afflitti da una duplice disgrazia». Il libro che ha scritto dopo l'omicidio? «Doloroso, ma anche curativo. Più cercavo di ricordarla, più ho notato che certi particolari mi mancavano. Ho voluto fissare dei punti e cercare di ricordare il più possibile. La vita con lei è stata breve. Alcuni amici mi hanno invitato a raccontare». Giulia chiamava il padre "papino". «Se penso che non ci sarà più questa vocina, mi dà tanto dolore. Lei ha donato tanto durante la sua vita. Mi ha dato anche la possibilità di realizzare un progetto, quello della fondazione, più ampio, che darà aiuto anche ad altre donne».

La vita quotidiana

«Giulia dava umanità a ogni cosa. Dava un nome agli insetti, parlava anche con i fusilli. Ci dava amore costante. L'avevamo definita esploratrice perché aveva sete di conoscenza dell'ignoto». Ha fatto da madre? «Si sentiva la responsabilità perché era l'unica donna rimasta in casa. Io cercavo di dirle: "Tu devi preoccuparti di studiare". Ma puntualmente il sabato mattina si metteva a spolverare. Ci dividevamo i comipiti, in questo senso era una mammina». Aveva superato la morte della madre? «Non lo so, quando ne parlavamo si bloccava e si metteva a piangere. Anche a me manca terribilmente ogni giorno. Mi sono ritrovato da solo».

I momenti prima dell'omicidio

«Speravo in un incidente», dice il papà di Giulia raccontando i momenti dopo la scomparsa. Parlava di Filippo? «Glielo chiedevo spesso, ma non volevo invadere la sua privacy. Diceva sempre: "Lui soffre perché l'ho lasciato, aveva la sindrome della crocerossina"». I rapporti con i genitori di Turetta? «Ci sentiamo per messaggio. A Natale e anche a Pasqua». Con la figlia Elena? «Abbiamo avuto una discussione, le ho anche chiesto perché utilizzasse la parola "patriarcato". Dico sempre che ho imparato l'alfabeto grazie a lei».

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