L'alluvione in Romagna e la storia d'amore di Cristina Nulchis e Andrea Pelizza: «Spalavamo insieme nel fango, da allora non ci siamo più lasciati»

L'alluvione in Romagna e la storia d'amore di Cristina Nulchis e Andrea Pelizza: «Spalavamo insieme nel fango, da allora non ci siamo più lasciati»
di Mauro Evangelisti
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Sabato 3 Febbraio 2024, 07:20 - Ultimo aggiornamento: 07:21
Sì, anche nel fango può nascere un fiore. Nove mesi fa, la Romagna è in ginocchio, l'alluvione ha colpito mezza regione. Cesena, Ravenna, Faenza. E Forlì. Tra i primi a correre ad aiutare ci sono due giovani che non si conoscono e che non sanno che il loro destino sta cambiando a causa dei fiumi che sono esondati e hanno distrutto case e ucciso persone. Vivono in due province lontane, una Ovest e l'altra a Est. Lei è di Cossato (Biella), si chiama Cristina Nulchis ed è l'anima dell'associazione umanitaria Mama Yovò di Vigevano, che in Uganda aiuta 130 orfani e ha missioni in corso anche nel Benin. Ma decide di partire per Forlì dove un quarto di città è sott'acqua. Lui, Andrea Pelizza, è di Saccolongo (Padova) ma abita a Pordenone dove lavora come vigile del fuoco. Ha già operato in diverse sciagure, come il terremoto nel 2016 ad Arquata sul Tronto, nelle Marche. E questa volta gli dicono «corri in Romagna». A Forlì. Dopo poche ore è con le gambe nel fango. Tra i vari compiti ha anche quello di documentare ciò che sta succedendo. «Una cosa mai vista» riflette oggi a voce alta.

LIETO FINE

Facciamo spoiler: Cristina partita da Ovest e lui partito da Est s'incontrano a Forlì e s'innamorano. Oggi vivono insieme e hanno scelto di costruire la loro nuova vita proprio nella città in cui si sono conosciuti. «Ferma, ferma - dice Andrea - in realtà non ci siamo conosciuti nelle prime ore dopo l'alluvione. La storia è più complicata, era proprio destino. Dopo qualche giorno a Forlì mi dicono di tornare a Pordenone. Ancora la Cristina non l'avevo incontrata. Ma ciò che avevo visto mi era rimasto dentro e siccome dal primo giugno avevo qualche giorno libero mi sono detto "torno a Forlì da volontario, voglio aiutare quelle persone in difficoltà, lì c'è chi ha perso tutto"». Andrea e Cristina all'inizio di giugno sono in quello che per molti è stato lo scenario di un dramma, per loro è il "luogo del cuore": periferia nord di Forlì, viale Bologna che in realtà una delle tante denominazioni che prende la via Emilia. «Ho spalato in uno scantinato, con altri volontari, per togliere il fango. Alle 6 siamo andati a bere un aperitivo e c'era anche Cristina. Da quel giorno non ci siamo più lasciati, diciamo che ci siamo trovati. E abbiamo continuato a spalare, ad aiutare la gente in viale Bologna. Quando ho visto per la prima volta quella strada non potevo credere ai miei occhi: ho scattato diverse foto per documentare il disastro. Senza saperlo, ho fotografato tutti i luoghi in cui io e Cristina ci saremmo poi ritrovati assieme: sembrava tutto scritto». Dopo pochi giorni sono già una coppia. A luglio hanno deciso di andare a vivere insieme. Un po' matti, eh? «Ma no, è stato tutto naturale. Solo che io stavo a Pordenone, lei vicino a Biella. Le ho detto: "chiedo il trasferimento dalle tue parti". Cristina mi ha risposto che non sarebbe stato giusto, che non potevo sacrificarmi solo io. Allora è venuto a entrambi naturale: ci siamo conosciuti a Forlì? Andiamo a vivere a Forlì». A novembre lui ottiene il trasferimento nel distaccamento di Rocca San Casciano, in collina, mentre lei trova lavoro in una azienda forlivese. Per qualche mese sono stati ospiti di amici, finalmente da un mese sono nella nuova casa a Fratta Terme, vicino a Forlimpopoli.

PIADINA

«Qui stiamo benissimo. Domenica inauguriamo l'appartamento, verranno amici da Varese, da Modena, dal Trentino, tutti volontari come noi con cui è nata un'amicizia mentre spalavamo nel fango. Cucino io - dice Andrea - preparo le lasagne. Ma presto tenterò anche di fare la piadina». Sacrilegio, un padovano che fa la piadina. «Alla fine, a forza di provare, imparerò». E poi c'è l'Africa, perché questa storia non finisce in viale Bologna. Cristina e Andrea in ottobre sono stati in Uganda, nell'orfanotrofio aiutato dall'associazione Mama Yovò con la formula del sostegno a distanza. «Lì ci ha rubato il cuore una bimba di 5 anni, Benisha, a cui Cristina era già molto legata. Mi ha chiamato "daddy". Il nostro sogno sarebbe poterla adottare, ma siamo consapevoli che è difficile per mille problemi burocratici. In aprile torniamo là, per festeggiare il suo sesto compleanno. Ci stiamo già organizzando per trovare una torta». Biella, Pordenone, Forlì, Uganda. Il mondo è piccolo.
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