Diego Abatantuono: «Fedez? Mi fa tenerezza, lo hanno tradito. Io, re delle battute da bar»

Parla l’attore, nel cast di LOL, domani su Prime. Conduce il rapper: «Persona brillante, peccato»

Diego Abatantuono: «Fedez? Mi fa tenerezza, lo hanno tradito. Io, re delle battute da bar»
di Ilaria Ravarino
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Domenica 31 Marzo 2024, 01:13 - Ultimo aggiornamento: 13:56

Comunque vada, lui ha già vinto. Il solo ingresso di Diego Abatantuono nello studio di LOL - Chi ride è fuori 4 - su Prime Video dal primo aprile - vale il programma.

Sigla di Eccezzziunale... veramente (suo successo del 1981), occhiali scuri, cappotto lungo e camminata alla Matrix, con la prima battuta già fulmina tutti i concorrenti: «Se cercavano un cast per non far ridere nessuno, l’hanno trovato». Poi si accascia su una poltrona, e con l’aria del padrone di casa li fa fuori uno a uno: Maurizio Lastrico, «non so chi tu sia», Claudio Santamaria, «come attore insomma, meglio comico», Panariello, «questa battuta è una ca...ta». Del povero Loris Fabiani, volto emergente selezionato tra gli aspiranti, quasi ha pietà: «Chiamate un’ambulanza, portatelo via». Fedez, nel secondo episodio, verrà da lui percosso con un salame. Insomma, Abatantuono in purezza: sarcastico, pigro, pungente. Eccezionale, veramente.


Scusi, lei che ci fa a “LOL”?
«Lo so, la vita è altro. Stare con i figli e con gli amici, fare il meno possibile. Ma se mi propongono una cosa interessante, la faccio.

Ormai il cinema...».


Non le propongono ruoli?
«Il cinema l’ho fatto dai venti ai sessant’anni (ne ha 68, ndr): quando sei nella parte centrale della vita vai bene per tutto. Ora prendono i più giovani. E poi a fare Dinner Club (il programma del 2021 con Cracco, ndr) mi ero divertito. A parte la rottura di maroni del Covid». 


L’esperienza a LOL?
«Faticoso, se non hai vent’anni. Però ho visto le prime puntate al cinema ed era dai tempi di Attila, Benigni e Troisi che non vedevo la gente ridere così. Altro che piattaforma: farebbero il botto, se lo mandassero in sala».


Si era preparato qualcosa?
«Solo la prima battuta. Ho giocato di sponda: non faccio cabaret da quarant’anni, ma sono il più grande esperto di risata da tavola». 


Cioè?
«Per fare il comico c’è una sola regola: andare a pranzo con quelli bravi, farci l’aperitivo al bar. Io a quindici anni giocavo a Trivial con i Gatti del Vicolo Miracoli (Gianandrea Gazzola, Spray Mallaby, Umberto Smaila, Nini Salerno e Franco Oppini, ndr), persone di grande cultura. Con loro ho imparato anche i congiuntivi». 

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Di Fedez (giudice del reality e concorrente, ndr) cosa pensa?
«Mi dispiace non averlo conosciuto meglio. Mi pare intelligente. Non arrivi a fare un lavoro come lo fa lui, indipendentemente dal giudizio che ho sulla sua musica, se non lo sei. È diventato un’industria. Lo stimo. Sono deluso per quello che gli è successo».


Perché?
«Mi mette tristezza pensare che persone come lui e la moglie siano stati traditi da gente pagata per seguirli. Avvocati, consulenti: se hanno fatto una leggerezza, qualcuno avrebbe dovuto aiutarli ad accorgersene. Mi fa tenerezza».


È mai stato tradito da qualcuno?
«A vent’anni avevo un agente che mi ha usato e non mi ha pagato, sfruttandomi. Poi, più da grande, ho avuto un altro genere di tradimento. Amici che credevi fratelli, e invece. Ma di questo non vorrei parlare».


Oggi cosa la fa ridere?
«I miei figli e i loro amici. I miei figli sono stati fatti apposta per essere persone carine. Sento gente che dice: “il mio unico rimpianto è non aver passato tempo con la famiglia”. Ecco, quella roba mi ha sempre terrorizzato».


Al cinema ci torna?
«Ho fatto un film drammatico, L’ultima settimana di settembre, cui tengo tantissimo. Siamo solo io e un ragazzo (Biagio Venditti, ndr), c’è tanta malinconia, il regista Gianni De Blasi è un bravo esordiente. E poi aprirò la mia nuova polpetteria, la inauguriamo il 7 aprile a Milano».

 
Un remake di “Attila” lo immagina?
«Non me l’hanno mai proposto, ma ci sono andati vicino. Non è facile trovare un sostituto, e a me di fare le robe vecchie non va». 


La biografia di Salvatores l’ha letta? Parla anche di lei.
«No, non l’ho letta. Ma sa quante ne ho scritte io di biografie? Sei. Quasi quasi ne inizio un’altra».
 

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