Il progetto

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Sabato 13 Dicembre 2014, 06:17
«Tavolo» di azione per lo Strampelli al Miur: a fare gli inviti, il capo di gabinetto della ministro Giannini, Alessandro Fusacchia, che mercoledì scorso ha riunito tutti gli attori già o potenzialmente interessati al caso dello storico istituto di sperimentazione genetica di Campomoro. Insieme alla direttrice del Cra, Ida Marandola, all'incontro hanno preso parte Stefano Mantella del Demanio, Marco Mancini del Miur, e il rettore dell'Università della Tuscia, Alessandro Ruggeri. Prima mossa, mantenere lo status quo: dunque, i due ultimi dipendenti rimasti, in procinto di essere trasferiti nella sede Cra di Monterotondo, resteranno a Rieti, scongiurando la chiusura totale (e quindi l'abbandono) del complesso di Campomoro. Smentita anche l'ipotesi di un trasferimento della dotazione Strampelli - i grani, le ampolle, gli apparecchi scientifici - a Sant'Angelo Lodigiano.
Dal Demanio, si è ribadita l'intenzione di lasciare l'istituto nella disponibilità del Cra che, scartata ogni ipotesi di rilanciarvi attività di ricerca (d'altronde dismessa da anni) ha ripreso ad accarezzare l'ipotesi di ricavarvi un museo. Materiali, documenti e testimonianze della lunga attività scientifica e di sperimentazione condotta nei primi decenni del secolo da Nazareno Strampelli e da sua moglie Carlotta certo non mancano ma, a parere del Miur, un museo che potrebbe stare in poche stanze non basterebbe a giustificare il mantenimento di una struttura molto più grande e soprattutto bisognosa di interventi importanti di manutenzione. Perciò si guarda alla Tuscia: l'Università di Viterbo - attualmente presente su Cittaducale - potrebbe fare di Campomoro la sua base reatina, ma anche questa è un'ipotesi tutta da costruire. Ora però un po' più di tempo per farlo c'è.
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