Guerra, Erdogan prova la mediazione con Putin sul grano. Ma Mosca continua a bombardare i porti ucraini

Oggi il vertice a Sochi tra i presidenti di Turchia e Russia. Sul tavolo la riapertura del corridoio per l'export ucraino

Guerra, Erdogan prova la mediazione con Putin sul grano. Ma Mosca continua a bombardare i porti ucraini
di Gianluca Cordella
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Lunedì 4 Settembre 2023, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 12:54

Le antenne del mondo oggi sono sintonizzate su Sochi. La città russa sulle costa orientale del Mar Nero che nel 2014 si guadagnò la ribalta mondiale ospitando le Olimpiadi invernali, ospita l’incontro tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e quello russo Vladimir Putin. Tantissimi i temi sul tavolo, dallo scambio di prigionieri tra Mosca e Kiev all’accordo di pace. Ma non c’è dubbio che tra i punti più caldi, specie considerando il breve periodo, ci sia la riapertura del corridoio del grano.

Il patto tra Russia e Ucraina aveva permesso nei mesi scorsi l'esportazione in sicurezza del grano ucraino attraverso il Mar Nero. Ma a metà luglio il Cremlino era uscito dall’accordo, vincolandone un eventuale rinnovo all'applicazione del memorandum tra Mosca e l'Onu per rimuovere gli ostacoli alle esportazioni dei cereali e dei fertilizzanti russi, bloccate dalle sanzioni internazionali successive all’invasione del febbraio 2022. E, d’altra parte, il tema è stato già toccato nell’incontro tra i rispettivi ministri degli Esteri, Hakan Fidan e Sergey Lavrov, che ha preparato il faccia a faccia di oggi tra i due leader.

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Attacchi ai porti

Certo è che l’incontro tra i presidenti non nasce sotto i migliori auspici. Nelle ultime 48 ore sono stati tanti gli attacchi russi contro i porti ucraini da cui dovrebbero ripartire le navi del grano. Il governatore della regione di Odessa Oleg Kiper ha annunciato sul Telegram che la contraerea ucraina ha abbattuto 17 droni che puntavano sui porti, mentre un altro maxi attacco - durato complessivamente tre ore e mezza - contro il porto di Izmail, sul Danubio, ha portato alla distruzione di macchinari agricoli e attrezzature industriali, ma per fortuna non ci sono stati morti né feriti. L’attacco segue quello della notte tra sabato e domenica contro il porto di Reni, sempre sul Danubio, dove i droni avevano danneggiato i depositi di carburante. In definitiva, dalla rottura dell’accordo di luglio, si sono molto intensificati gli attacchi di Mosca contro le strutture portuali, al punto da aver fatto tremare le Borse mondiali che alla fine del mese avevano fatto segnare delle impennate del prezzo sia del grano tenero che di quello duro.

Il messaggio di Putin sembra chiaro: dai porti ucraini sul Danubio, Reni e Izmail, partiva circa un quarto delle esportazioni di grano prima che la Russia si ritirasse dall’accordo.

Se non è un “no” secco alla riapertura dei corridoi, poco ci manca. A Erdogan spetterà il difficile compito di trovare un corridoio - questa volta diplomatico - per sbloccare un’impasse stagnante.

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