Concorso Asl, l'indagine parte da un'inchiesta Dda sui Di Silvio

Concorso Asl, l'indagine parte da un'inchiesta Dda sui Di Silvio
di Marco Cusumano
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Domenica 23 Maggio 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 09:42

L'indagine sui concorsi truccati alla Asl di Latina parte da lontano e, senza esagerazioni, si può dire che sia nata grazie a una coincidenza. Tutto inizia da un'indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma che, ancora una volta, sta scavando nelle attività della famiglia rom dei Di Silvio. Si tratta di un'inchiesta nuova di cui non è possibile divulgare dettagli per ovvie ragioni di riservatezza, per non compromettere l'esito dell'indagine stessa.
Gli investigatori, ascoltando una delle numerose conversazioni, si sono imbattuti in un dialogo durante il quale il dirigente della Asl Claudio Rainone parlava di prove d'esame, concorsi e domande da porre ai candidati. Non è stato difficile capire che dietro c'era qualcosa meritevole di approfondimento e così il caso è stato segnalato alla Procura di Latina che ha seguito il nuovo filone investigativo scoprendo un complesso sistema di favoritismi.

Mentre la Dda ha continuato a indagare su altri episodi e persone collegate direttamente o indirettamente alla famiglia Di Silvio, la Procura pontina ha preso le redini degli accertamenti relativi al concorso truccato alla Asl arrivando all'importante risultato degli arresti di venerdì mattina.

Più che un risultato, è in realtà una tappa intermedia visto che l'inchiesta è ancora in corso e potrebbe portare a ulteriori interessanti sviluppi.

I magistrati Carlo Lasperanza e Valerio De Luca, nella richiesta di misura cautelata poi accolta dal giudice Giuseppe Cario, sottolineano ampiamente la legittimità nell'utilizzo delle intercettazioni della Dda nell'ambito dell'inchiesta aperta nel 2019.
«Queste intercettazioni - scrivono i pm - che costituiscono in loro stesse l'oggetto del reato di rivelazione di segreto d'ufficio e che sono prova fondamentale dei reati di falso in atto pubblico, sono pienamente utilizzabili nel presente procedimento ai fini di prova dei reati». Dopo un lungo approfondimento in tema di diritto, i magistrati concludono sostenendo che «le intercettazioni tra Rainone e i concorrenti nelle quali si assiste esplicitamente all'indicazione della domanda sul quale verterà l'esame costituiscono corpo del reato e sono pertanto anche per tale ragione utilizzabili».


LE CONVERSAZIONI
Di certo si tratta di parole che non lasciano spazio a interpretazioni. In una conversazione del 7 ottobre 2020 Rainone concorda gli argomenti da trattare alla prova orale con una candidata. La ragazza dice che per lei andrebbe bene l'argomento dei contratti Coco e Rainone risponde: «Lei deve stare tranquilla, il Coco io glielo pongo come un contratto flessibile, ok? Poi mi tengo di riserva il procedimento amministrativo, va bene?». In una telefonata successiva Rainone comunica alla ragazza l'esito del concorso che dice di aver vinto e la invita ad incontrarsi: «Poi avremo modo di vederci, ok?». «Al momento - scrivono i magistrati - non è dato sapere il motivo di questo successivo incontro».
In un'altra conversazione Rainone tenta di tranquillizzare un'altra candidata, molto agitata perché è una delle ultime in lista. «Poi ci penso io - dice Rainone - puoi stare tranquilla... tu mi divi solo dire...» e via con gli argomenti da concordare. «E poi se ti dico ILEA?» chiede Rainone. Lei risponde: «Sì avoglia, so' fortissima». E lui: «Apposto, te ne puoi andare, statte buono».
Marco Cusumano
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