Antonacci e Carocci, disoccupati e incensurati: perfetti perché anonimi

Antonacci e Carocci, disoccupati e incensurati: perfetti perché anonimi
di Laura Pesino
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Martedì 6 Luglio 2021, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 10:39

Disoccupati e incensurati, apparentemente anonimi e dunque perfetti nel ruolo di insospettabili. Ad Alessio Antonacci e Stefano Carocci, entrambi originari della provincia di Latina, il gruppo di mafia di Partinico facente capo ai fratelli Guida, Raffaele e Gioacchino, e diretto anche dai siciliani Massimo Ferrara e Angelo Cucinella, era stato affidato il compito di trasportare le partite di droga destinate a rifornire le piazze di spaccio ramificate tra le province di Trapani e Palermo.

E' quanto emerge dalle carte dell'inchiesta che ha portato la Dda di Palermo a ricostruire le dinamiche criminali di cinque diversi gruppi operanti nell'area occidentale della Sicilia. I primi sospetti sui due corrieri pontini cominciano a prendere corpo nel 2019, quando entrambi vengono fermati in auto a distanza di pochi giorni e sorpresi con ingenti somme di denaro. Antonacci è il primo e il 24 gennaio del 2019, in un'operazione coordinata dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Monreale e condotta dai carabinieri di Latina, viene fermato alla guida di un'Audi A3 mentre percorre la 156 in direzione Sezze. Proveniva proprio da Partinico e nell'abitacolo della vettura nascondeva ben 144mila euro in contanti, suddivisi in mazzette chiuse dal cellophane. Neanche un mese più tardi la stessa sorte tocca a Stefano Carocci, che incappa in un altro controllo mirato dei militari del nucleo investigativo di Latina e viene trovato con 125mila euro in contanti. Entrambi, fino a quel momento completamente sconosciuti agli archivi delle forze dell'ordine pontine, vengono denunciati. Ma gli investigatori siciliani avevano già documentato i loro viaggi a Partinico, le consegne di stupefacente, gli accordi presi di volta in volta con i vertici della famiglia Guida.

CAROCCI E LE ARMI

Oltre un anno più tardi Stefano Carocci viene arrestato ancora, ma per un episodio a quanto pare non legato ai rapporti con i clan di mafia siciliani, per il possesso di un arsenale in auto: tre pistole cariche di cui due con silenziatore e una con colpo in canna. Le lunghe pagine di ordinanza cautelare scaturite dall'operazione Gordio e dall'operazione Parsiniqua rivelano dunque le strategie di gestione dei fiorenti traffici per la Sicilia occidentale, nella logica di un'equa spartizione del territorio. Nella provincia di Trapani operavano i referenti del gruppo Guida così come nella città di Palermo, nel resto della provincia di Palermo invece i sodali del gruppo Casarubbia- Vitale. La cocaina arrivava dal basso Lazio, attraverso i corrieri pontini, e dalla Campania. La necessità di non compromettere i cospicui introiti garantiti dal traffico di stupefacenti su larga scala scrive il gip Lirio Conti - ha evitato l'esacerbazione dei contrasti tra i vari gruppi per la gestione territoriale dei flussi di traffico. Da questa esigenza la definizione di un precario equilibrio caratterizzato da una costante fibrillazione a media intensità che si è manifestata con numerosi danneggiamenti, spedizioni punitive ed atti incendiari riconducibili all'uno o all'altro sodalizio criminale, sempre in procinto di portare lo scontro ad un livello superiore».

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