Musica senza frontiere

Musica senza frontiere
4 Minuti di Lettura
Venerdì 10 Ottobre 2014, 06:13
LA RASSEGNA
Reale o virtuale, il mondo è nelle nostre dita. Pensano, compongono, suonano, illuminano. Sono anima e corpo, materia e spirito, tecnica e arte. Digital Life 2014 »» Play, quinta edizione della rassegna che esplora le sorprendenti affinità tra le nuove sofisticate tecnologie dell'Era soft e i linguaggi della creatività contemporanea, mette in mostra dieci opere sonore in cui musica, suono e strumenti musicali d'artista si trovano riuniti in cammino verso orizzonti futuribili (La Pelanda, piazza Orazio Giustiniani, fino al 30 novembre). Nel segno dell'interattività, il progetto a cura di Daniele Spanò è ideato dalla Fondazione Romaeuropa, promosso dalla Regione Lazio (che ha sviluppato una seconda sezione a Latina) e realizzato in collaborazione con Roma Capitale, il Macro, Le Fresnoy-Studio nationale des arts contemporains e la Biennale international art numérique di Montreal).
«Godremo l'intreccio costante di vie diverse per raccontare e ricreare, per evocare e illuminare», scrive nella presentazione Lidia Ravera, assessore alla Cultura di Roma Capitale. E le fa eco Spanò sottolineando «l'intento di restituire il carattere ludico e primordiale dell'esperienza sonora» con una sperimentazione trasversale del rapporto fra arte e tecnologia collegate dal filo rosso dell'interattività. Insomma, basta con le distanze tra opera e visitatori: l'Era Digital può cancellare queste categorie arruginite stimolando, al contrario, il visitatore-osservatore a dialogare con l'opera, a toccarla, ad animarla con il suo intervento, a condividerne il senso e divenirne, abbandonando la propria condizione di passività, attore-autore.
ALTALENA
Il moldavo Veaceslav Druta, ad esempio, invita il visitatore a salire su un'altalena appesa a due grandi ruote meccaniche che nascondono però una sorpresa: si tratta di alcune corde di chitarra, capaci di produrre suadenti armonie quando vengono stimolate dal dondolio dell'altalena. Dall'imprevedibile alleanza tra l'ex-spettatore, un gioco infantile e una macchina, nasce così una singolare opera sonora, il cui tono dipende dal peso dello spettatore mentre il volume è dato dalla velocità dell'oscillazione... L'interattività ha un aspetto ancora più poetico nel lavoro di Kingsley Ng, nativo di Hong Kong. In questo caso, il visitatore può diventare addirittura compositore. Con i suoi gesti o i movimenti delle mani su un antico telaio, egli stesso può creare musica e suoni generati dalle vibrazioni dei fili.Niente, sia chiaro, è stato prestabilito. Tutto avviene, imprevedibilmente, in diretta.
L'idea del visitatore trasformato in neodirettore d'orchestra ritorna, comunque, in altre opere. La francese Léonore Mercier, che può vantare un diploma in pianoforte, c'è riuscita creando uno straordinario anfiteatro di ventiquattro campane tibetane collocate su due pianie dando all'ex spettatore, attraverso l'uso di sensori, la possibilità di farle suonare e dare vita a una composizione musicale in progress. Donato Piccolo, romano, organizza invece un'orchestra stocastica che produce musica con semplici gesti del visitatore che alimentano diversi elementi meccanici collegati in maniera organica a oggetti di uso quotidiano (per esempio, una scarpa che scalcia ritmicamente contro un pannello di plastica). Zahara Poonawala presenta, a sua volta, un'installazione in cui alcuni diffusori mobili fanno da solisti (il flauto, il clarinetto, il violino, il contrabbasso...) reagendo ai movimenti del visitatore mentre una parete di speaker fissi crea un suono di sottofondo che, però, produce volumi e toni diversi.
BALLETTO COSMICO
Il movimento, che con l'interattività è il protagonista di tutta la rassegna, è l'anima di Cycloid-e e Arpa di luce. Cycloid-e si ispira addirittura al Balletto Cosmico al quale si riferisce Keplero nel teorema La musica delle sfere del 1619. È un'opera cinetica realizzata da André e Michel Décosterd, il primo musicista e il secondo architetto, e consiste in un pendolo composto da tubi di acciaio dotati di speaker che diffondono i suoni reagendo ai movimenti rotatori dell'installazione, una sorprendente danza nel segno dell'alta tecnologia.
Ancora più complessa è Arpa di luce, non a caso frutto dei talenti complementari quanto diversi del romano Pietro Pirelli, musicista e compositore per strumenti elettronici e acustici, e dell'ingegnere Gianpietro Grossi. Una grande sala buia è attraversata, in alto, da undici raggi laser verdi che corrono paralleli e un lungo pendolo che scende da un punto invisibile li sfiora con un plettro di plexiglass creando musica. L'aspetto dell'interattività è garantito dal fatto che spetta al visitatore azionare il pendolo, scatenando il suo movimento circolare.
Un discorso a parte riguarda la coreana HeeWon Lee, che nella sua suggestiva installazione utilizza l'informatica. Grazie ad essa, l'artista scrive su uno schermo blu parole e frasi facendo corrispondere a ogni carattere una nota musicale il cui suono è prodotto da alcuni carillon, ma merita una speciale menzione certamente anche il suo testo, dedicato ai bambini orfani e abbandonati per sostenere il loro riscatto.
Un bilancio di Digital Life 2014 »» Play può forse concludersi paradossalmente con l'opera che apre il percorso di tutta la rassegna, quella dell'artista del suono e compositore americano Douglas Henderson. Si chiama Babel, esplicito riferimento alla mitica Torre. Con la sua scultura sonora, Henderson rivisita la leggenda interpretandola però in una chiave positiva. Gli speaker, che avvolgono come in un abbraccio la struttura elicoidale creata dall'artista, riproducono parola per parola la poesia Sogno l'uomo di Russell Edson e capovolgono infatti il messaggio del mito. La moltiplicazione dei linguaggi - propone Henderson - non produce la frammentazione delle civiltà ma è, al contrario, una fonte di arricchimento e di bellezza. Nell'Era Digital la variazione e la diversità, non l'omologazione, ci salveranno.
Massimo Di Forti
© RIPRODUZIONE RISERVATA