Razzi e bombardamenti, il fronte Libano-Israele Soldati italiani nei bunker

Attacchi partiti dai villaggi del sud, gravi danni in diverse città della Galilea. Crosetto a Beirut accolto dalle esplosioni: l'incontro con il ministro Mikati

Razzi e bombardamenti, il fronte Libano-Israele Soldati italiani nei bunker
di Nicola Pinna
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Mercoledì 31 Gennaio 2024, 11:47
Per capire il rischio che gli italiani corrono in queste ore bisogna attraversare la strada polverosa che si snoda sul confine che non c'è. Dove c'è un muro che divide Libano e Israele ma dove una linea territoriale non si può ancora tracciare. Alla fine della salita, dove ancora si vede quello spicchio di mare placido e conteso, il punto più avanzato (e più rischioso) è quello in cui si nasconde una piccola base: i militari di Unifil la chiamano "1-31" e questo è davvero un avamposto. Il punto più estremo in una trincea apparentemente tranquilla ma che all'improvviso si infiamma. E qui le ultime ore sono state davvero molto tese. Per una giornata intera i razzi sono letteralmente volati sulla testa dei soldati di Unifil, i baschi blu della missione di pace che da decenni tenta di evitare la ripresa delle ostilità. Da ieri però la parola guerra da queste parti si è sentita più spesso del solito: da una parte e dell'altra della Blue Line. «È il momento più difficile dopo la battaglia sanguinosa del 2006», dicono analisti e militari. La tensione era nell'aria e la scintilla che ha fatto letteralmente deflagrare tutto sembra essere quel maxi blitz che la polizia israeliana ha fatto scattare due giorni fa nella moschea di Gerusalemme, facendo irruzione nel momento della preghiera e ammanettando decine di persone.
IL RAID
Sui cieli del sud del Libano, dove operano 1300 militari italiani, i razzi sono partiti di continuo: qualcuno ha subito parlato di cento missili, ma col passare delle ore la stima sembra essersi ridotta. E infatti l'Idf israeliana si ferma a quota 34, precisando che ben 25 sono stati intercettati. Il bollettino finale comunque cambia poco e la mappa delle zone colpite si è allargata in poco tempo. I video circolano subito sui social: una stazione di servizio centrata in pieno, capannoni in fiamme, case circondate dal fumo, rifugi pubblici aperti in fretta e furia e apparati della contraerea, i potentissimi Iron Dome, che si mettono in azione nel nord della Galilea. I feriti, secondo le autorità israeliane sono solo due, ma i danni sembrano ingenti. E a spaventare l'Onu, garante della pace in questa fetta di Medio Oriente, è la prospettiva di una nuova escalation.
Il governo israeliano riunisce i vertici della sicurezza nazionale e annuncia una risposta (nella notte anche un attacco a Gaza) ma il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres interviene per condannare gli attacchi e chiedere «a tutti gli attori di esercitare la massima moderazione». L'appello è chiaro: «Evitare qualsiasi azione unilaterale che possa portare a un'ulteriore escalation». Il Libano esclude un suo coinvolgimento, anzi il governo offre collaborazione e si appella all'Onu perché intervenga ed eviti la ripresa delle ostilità. Anche Hezbollah dice di non essere mandante di questo attacco e mentre le forze armate libanesi (quelle Laf che gli italiani stanno anche addestrando) trovano e sequestrano alcune postazioni già allestite per il lancio di altri razzi, i sospetti si concentrano su Hamas. E quindi sul fronte della lotta palestinese, che avrebbe sfruttato il territorio libanese per organizzare la rappresaglia che segue le tensioni sulla spianata di Gerusalemme.
GLI ITALIANI
L'incubo del replay della guerra del 2006 è dietro l'angolo e in mezzo ci sono gli italiani, chiamati a gestire il Sector West della missione Unifil, cioè quella zona del Libano su cui da sempre si concentrano i rischi maggiori. I paracadutisti della Folgore operano su diverse basi. Sull'avamposto 1-31 ma anche a Shama - dove si trova il quartier generale del comando italiano - e a Naqoura. Tutte zone non distanti dal punto in cui sono partiti i razzi e dove si rischia una nuova controffensiva israeliana. L'allarme nelle basi in cui sventola il tricolore ieri pomeriggio è scattato subito e tutti i soldati si sono messi al sicuro nei bunker. La situazione resta di altissimo rischio ma il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha deciso di non cancellare la visita in Libano. Al suo arrivo a Beirut, accompagnato dall'Ambasciatore d'Italia in Libano, Nicoletta Bombardiere, è stato accolto con una salva di razzi lanciata da Tiro. Ha incontrato il primo ministro Najib Mikati e oggi saluterà gli uomini del contingente italiano schierato tra Beirut e le basi nell'infuocato sud.
Nicola Pinna
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