Kiev prepara il piano in caso di morte di Zelensky, cos'è e come funziona il «governo collettivo»

Secondo gli analisti l'omicidio del presidente non sarebbe decisivo per la guerra. Merito del grande senso di identità nato in Ucraina durante l'invasione russa

Zelensky, Kiev prepara il piano in caso di morte
di Gianluca Cordella
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 2 Agosto 2023, 11:57 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 10:35

«Ho bisogno di munizioni, non di un passaggio». L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia era cominciata da poco e il presidente Volodymyr Zelensky rispondeva così agli americani che, preoccupati per la sua incolumità, gli offrivano un corridoio segreto e sicuro per lasciare il Paese in guerra. Che Putin volesse per prima cosa l’eliminazione del suo omologo ucraino era fin troppo chiaro. E, mesi dopo, i servizi di intelligence di Kiev hanno rivelato di aver effettivamente sventato, in quei giorni, una lunghissima serie di tentativi di attentato ai danni del presidente, per mano dell’esercito russo o dei miliziani della Wagner. Ma Zelensky è sempre rimasto lì e, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, ha rafforzato la sua immagine a livello internazionale, fino a diventare il simbolo della resistenza ucraina. Dall’inizio dell’invasione è passato ormai più di un anno e ovviamente eliminare il leader ucraino non è più in cima alla lista degli obiettivi del Cremlino. Ma gli analisti bellici si sono chiesti lo stesso: cosa succederebbe, in questo momento, se i russi dovessero riuscire ad assassinare Zelensky?

La morte del presidente

La risposta, d’impatto, potrebbe sembrare sorprendente: nulla. Gli esperti sono infatti concordi nel sostenere che dall’inizio della guerra in Ucraina sia iniziata una sorta di trasformazione del senso d’appartenenza che ha compattato sempre di più il Paese intorno ai propri leader politici, fino quasi ad andare oltre il loro ruolo.

Il senso di identità è diventato così forte che gli ucraini che ora si stringono intorno a Zelensky un domani si stringeranno allo stesso modo intorno al politico che ne raccoglierà l’eredità.

La conferma sta in un lavoro degli accademici americani Benjamin Jones e Benjamin Olken che hanno studiato gli effetti sulla storia dei 59 omicidi di leader nazionali avvenuti tra il 1875 e il 2004. La conclusione è che l’uccisione degli autocrati porta sempre dei cambiamenti, l’omicidio dei leader delle democrazie no.

Il piano B

Ad ogni modo Kiev un piano d’emergenza ce l’ha. E non è nemmeno segreto, essendo parte della Costituzione che stabilisce che in caso di morte del presidente il suo ruolo passi in automatico al presidente del Parlamento. Si tratta di Ruslan Stefanchuk, membro del “Servant of the People”, lo stesso partito di Zelensky. Nei sondaggi Stefanchuk non gode però di grande popolarità, per cui la teoria è che lui possa diventare una sorta di prestanome costituzionalmente riconosciuto, mentre alle sue spalle il lavoro svolto in questi mesi dal presidente possa essere diviso in un triumvirato di fedelissimi: Andrii Yermak, l'ex produttore cinematografico e avvocato, ora a capo dell'ufficio del presidente; Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri, e Oleksii Reznikov, titolare della Difesa. Con Valery Zaluzhny, altro uomo di fiducia di Zelensky, che manterrebbe il comando delle operazioni militari.

Biden, ennesima gaffe al vertice di Vilnius chiama Zelensky "Vladimir"

Ci sono poi outsider che potrebbero ritagliarsi un ruolo come Serhiy Prytula, altro personaggio venuto dalla tv che ora gestisce importanti iniziative di beneficenza e ha un ratinò di fiducia pubblica altissimo. La strada insomma è quella di un «governo collettivo», come lo definisce l’analista Adrian Karatnycky. «Il paese ha raggiunto un livello sostanziale di solidarietà e unità nazionale - ha spiegato a “Politico” - quindi se accadesse qualcosa di terribile a Zelensky non sarebbe un accadimento così decisivo come si potrebbe pensare».

La percezione degli altri

Lo spunto interessante dell’analisi è legato alla differente percezione che una morte del presidente ucraino potrebbe avere nel mondo. Sul fronte interno Zelensky è visto come un simbolo, ma non mancano le critiche di chi lo conosceva bene già prima delle guerra. Gli viene contestato l’aver sottovalutato le possibilità di un attacco russo, che riteneva «improbabile», e anche una certa tendenza a scaricare le colpe sugli altri. Nella percezione estera, invece, il presidente è una sorta di eroe senza macchia e senza peccato. E’ Davide che sta resistendo a Golia. I suoi discorsi hanno toccato il cuore di chi lo ascoltava a Washington come a Londra e Bruxelles. La sua eliminazione probabilmente lascerebbe molti dei leader occidentali sbalorditi e insicuri su cosa sia giusto fare a questo punto. Il che potrebbe cambiare la politica, trasformando la strategia degli aiuti militari in una maggiore pressione perché si arrivi ai negoziati e alla pace, anche attraverso il compromesso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA