Non sono stati trovati superstiti nel centro commerciale di Kremenchuk, nell’Ucraina centrale, colpito dai missili lanciati dall’esercito di Vladimir Putin lunedì scorso. Tra i civili che stavano facendo shopping ci sono stati almeno 20 morti, ma si parla di altri 40 dispersi. La propaganda russa, con una prassi ormai consolidata che segue sempre lo stesso copione, prima ha negato tutto, poi ha sostenuto di avere in realtà colpito un deposito di munizioni. Secondo il presidente ucraino Zelensky «quello dei russi è un attacco terroristico». Annunciata la sua partecipazione alla riunione del consiglio di sicurezza Onu convocata proprio sulla strage di civili nel centro commerciale ucraino. Ieri sera è arrivata la condanna di sei membri (Usa, Regno Unito, Francia, Norvegia, Irlanda e Albania). Secondo l’arcivescovo di Kiev si tratta di uno dei più grandi «attacchi terroristici in Europa degli ultimi decenni». Grave anche il bilancio di un altro raid avvenuto a Kharkiv: nove morti e 29 feriti, tra cui cinque bambini. Ieri altri sei missili sono stati lanciati dalle forze russe su Dnipro: distrutta una infrastruttura ferroviaria, una stazione di servizio e uno stabilimento industriale. Anche a Mykolaiv, a sud, ieri sera è stato chiesto alla popolazione di non uscire dai rifugi a causa dei bombardamenti russi in corso.
Nato, Turchia toglie il veto: ok a Finlandia e Svezia
L’Ucraina insiste perché l’Occidente invii nuove armi, ma Washington dubita che Kiev abbia la possibilità di riconquistare l’intero territorio.
MINACCE
Ieri il Cremlino ha spiegato che la guerra finisce solo se Kiev si arrende. Replica di Mykhailo Podoliak, consigliere di Zelensky: «L’Ucraina non ha iniziato questa guerra ma non la finirà eseguendo un ordine. Coloro che sono a Mosca possono porre fine alla guerra in qualsiasi momento, semplicemente tornando alla ragionevolezza: smettendo di lanciare missili sulle nostre città, ritirando le truppe e abbandonando la propaganda nucleare». In effetti, la macchina della propaganda e delle minacce di Mosca è instancabile. Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione russa, ha avvertito che se un Paese della Nato dovesse attaccare la Crimea (cosa impensabile, per la verità) «ci sarebbe la terza guerra mondiale».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout