Turisti russi in crociera, proteste dei georgiani e scontri al porto di Batumi: «Non vi vogliamo, andate a casa»

Secondo i media georgiani, la polizia è stata costretta a rafforzare la sicurezza e ha dovuto installare barriere di protezione intorno al porto

Turisti russi in crociera fermati dalle proteste dei georgiani a Batumi: «Qui non vi vogliamo»
di Cristiana Mangani
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Martedì 1 Agosto 2023, 16:25

Anche questa volta le proteste non si sono fatte attendere: «Russi, andate via, tornate a casa». Nella città costiera georgiana di Batumi l'arrivo della nave da crociera Astoria Grande, con a bordo quasi 800 turisti russi, ha scatenato il putiferio. Secondo i media georgiani, la polizia è stata costretta a rafforzare la sicurezza e ha dovuto installare barriere di protezione intorno al porto. Molte persone sono state arrestate durante gli scontri. Il blogger Nikolai Levshits ha affermato che gli attivisti hanno impedito ai passeggeri dell'Astoria Grande di uscire dalla nave e hanno ostruito il percorso dell'autobus che avrebbe dovuto prelevarli dal molo.

Le proteste contro i russi

I testimoni parlano di manifestanti che hanno lanciato bottiglie e uova contro il mezzo. La protesta è stata la seconda contro l'Astoria Grande in meno di una settimana. Il 27 luglio un episodio simile si era già verificato. Nel porto i manifestanti aveva issato cartelli con la scritta: "La Russia è un occupante" e "Torna nel tuo fottuto paese", così che la nave è stata costretta a partire prima del previsto. Ora i media di Mosca dicono che questa cosa non si ripeterà perché la nave non farà più scalo a Batumi in futuro.

Sul molo sono state issate le bandiere gialle e blu dell'Ucraina, mescolate a quelle della Georgia e dell’Unione europea.

Studenti, attivisti, sono arrivati a centinaia e hanno aspettato l'ingresso della nave per dare il benvenuto a modo loro ai turisti russi.

La vicenda dell'Astoria Grande

L’Astoria Grande, battente bandiera di Palau e gestita dalla compagnia turca Miray Cruises, è attraccata in Georgia alle 5 del mattino. Proveniva da Sochi, in Russia, e il programma prevedeva una sosta di due notti nella località turistica georgiana, prima di riprendere la navigazione verso Istanbul.

All’interno dell’imbarcazione, circa 800 persone, tra cui anche popstar russe che si sono esibite in manifestazioni di sostegno alla guerra in Ucraina. Tra questi, Mitya Fomin, sottoposto a sanzioni da parte di Kiev, il gruppo Te100steron, e il cantante bielorusso Dmitry Koldun.

A scatenare l'agitazione alcune dichiarazioni rilasciate dai turisti russi ai media georgiani. «Siamo tutti Unione Sovietica - hanno detto -, un solo, grande e bellissimo Paese». Parole a sostegno delle azioni compiute dalla Russia nella guerra del 2008 contro Tbilisi. La Georgia considera l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud, stati a riconoscimento limitato (da un pugno di Paesi, tra cui la Russia), come territori occupati da Mosca.

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L'empatia di Tbilisi verso Kiev

L’empatia verso Kiev è evidente nella capitale, Tbilisi, dove ogni muro riporta scritte contro la Russia e in favore dell’Ucraina, ogni palazzo una bandiera con i colori del cielo e del grano. Tbilisi ha assunto una postura neutrale di fronte al conflitto in corso, e l’esecutivo porta avanti una narrativa secondo cui la politica equilibrata di Sogno georgiano è tesa a impedire l’apertura di un secondo fronte in Georgia, ovvero una nuova, verosimilmente disastrosa, guerra con la Russia.

 

Eppure, diversi analisti notano una bilancia spostata sempre più nettamente in favore di Mosca. Dopo le proteste dello scorso marzo contro la “legge sugli agenti stranieri”, revocata a furor di popolo, a maggio sono ripresi i voli diretti tra la Russia e la Georgia, sospesi dal 2019, e il Cremlino ha rimosso l'obbligo di visto per i cittadini georgiani che intendono soggiornare nella Federazione fino a novanta giorni. Quello stesso mese, il premier georgiano Irakli Garibashvili ha dichiarato al Forum sulla sicurezza globale di Bratislava che «una delle ragioni principali della guerra in Ucraina è stata l’allargamento della Nato».

La Georgia aspetta per la fine di quest’anno una decisione da parte dell’Ue sulla sua candidatura a Paese membro. Un no da parte di Bruxelles sarebbe un duro colpo per una popolazione che in larghissima maggioranza, tra l’80 e il 90 per cento, aspira a entrare nella famiglia europea.

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