Non tutto sembra perduto. I familiari delle vittime dei terroristi degli anni di piombo non cedono di fronte all'ennesimo schiaffo arrivato dalla giustizia francese e preparano la contromossa. Faranno ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo contro la decisione della Cassazione che, lunedì scorso, ha confermato il rifiuto all'estradizione dei 10 eversori italiani rifugiatisi Oltralpe. Come ha spiegato ieri il ministro della Giustizia Carlo Nordio, «non è consentito un ricorso alla Cedu da parte degli organi statuali. Occorre semmai un'iniziativa da parte delle persone interessate». Quindi, dei familiari delle vittime.
LA CEDU
«Visto che nella normativa italiana non esistono strumenti giuridici, bisogna ricorrere a mezzi straordinari - spiega l'avvocato Valter Biscotti, difensore di parte civile negli ultimi processi contro le Brigate rosse - Il diritto di avere giustizia da parte della vittima è connaturato ai principi fondamentali dell'uomo.
«LA FRANCIA È COMPLICE»
«Mentre tutti quanti parlano dei diritti dei carnefici, nessuno sottolinea l'importanza dei diritti delle vittime. Siamo convinti - ha commentato Potito Perruggini Ciotta, presidente dell'Osservatorio "Anni di piombo" - che il governo continuerà a svolgere ogni ulteriore passo necessario per non lasciare nulla di intentato. L'azione per l'estradizione, come ha detto il ministro Nordio, è stata più volta interrotta o mal governata. La Francia è risultata essere complice degli assassini. La decisione presa dai giudici risulta essere irrazionale, immorale e incomprensibile. Tutti questi pluriomicidi non hanno mostrato alcun segno di dissociazione e, mentre la Corte giustifica il rifiuto all'estradizione con il fatto che si sono rifatti una vita privata, nessuno si preoccupa della vita privata dei familiari delle vittime che hanno patito una serie di effetti collaterali».
«Come abbiamo fatto per Cesare Battisti continueremo fino in fondo a fare qualsiasi tentativo. Noi non cerchiamo vendetta - ha precisato il nipote del brigadiere Giuseppe Ciotta, ucciso da Prima Linea il 12 marzo del 1977 a Torino - ma cerchiamo di compensare l'assenza di verità di cui gli italiani tutti hanno diritto. Le motivazioni della sentenza si basano su principi ampiamente superati e, come sostenuto da Nordio, in presenza di atti nuovi è possibile chiedere una revisione della sentenza. Il gruppo di "soccorso rosso" risulta essere ancora molto attivo. Così facendo si autorizzano i futuri terroristi a commettere reati e poi scappare dall'Italia, sapendo di restare impuniti. Non dimentichiamo che la Francia, per molto meno, ossia per l'incontro avuto dall'allora vicepremier Luigi Di Maio con la fazione più estremista del movimento dei "gilet gialli", decise di richiamare l'ambasciatore in Italia Christian Masset.
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