Mario Ajello
Mario Ajello

Giudizi d'Oltralpe/ L'inaccettabile censura al nostro sistema di garanzie

di Mario Ajello
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Mercoledì 29 Marzo 2023, 00:42

È un principio anti-giuridico sostenere, ed emettere una sentenza in questo senso come ha fatto la Corte di Cassazione di Parigi, che chi si rifà una vita cancella di fatto la propria biografia da terrorista. Ma proprio sulla base di questa forma di negazione del diritto, Giorgio Pietrostefani e gli altri condannati per fatti di sangue anni ‘70 e ‘80 ancora una volta non vengono estradati in Italia e restano ospitati e protetti in Francia. Ciò non è solo un oltraggio al nostro Paese, e un segno di sfiducia che non meritiamo, ma è appunto anche un obbrobrio culturale, una scempiaggine introvabile in qualsiasi codice penale. 

Non è la prima volta, basti ricordare la sentenza della Corte d’Appello del giugno 2022, che la magistratura francese sbaglia in questa materia. E questo nuovo no all’estradizione è un nuovo schiaffo per l’Italia e per lo stesso presidente Macron. Il quale fece arrestare i dieci ex terroristi italiani, e impegnandosi a consegnarli a Roma aveva offerto così al nostro Paese una via d’uscita dalla cosiddetta dottrina Mitterrand sull’asilo politico. Ora è purtroppo in plateale controtendenza la decisione dei giudici francesi rispetto alla linea dell’Eliseo e all’accordo raggiunto da Macron e Mario Draghi nell’aprile 2021, e la Cassazione smonta quel percorso politico virtuoso del dialogo Parigi-Roma sul trattamento di chi aveva partecipato ala lotta armata, spargendo dolore e sangue. Una mossa distensiva della Corte avrebbe aiutato il dialogo istituzionale in Francia e quello rispetto all’Italia. Invece, no. 

Si procura ancora una volta un vulnus nel cuore dell’Europa che di certo non ha bisogno di altre fratture (così come non ne ha bisogno in patria Macron alle prese con le piazze incendiate). E si riprecipita, in nome di un eterno ossequio ormai fuori tempo massimo, a quella “dottrina Mitterrand” per cui la Francia è terra d’asilo e di libertà, mentre l’Italia viene dipinta da decenni come un Paese repressivo, come una sorta di Repubblica delle Banane del diritto.

Si tratta di una caricatura inestirpabile e di un vero e proprio falso storico. Si fa passare cioè uno dei sistemi più garantisti che esistano, il nostro, per un mostro liberticida che calpesta le garanzie processuali e che agisce non in base ai criteri di legalità ma alle pulsioni vendicative. E così viene riaffermato, da parte francese, quel senso di superiorità per cui l’Italia è in fondo un Paese cadetto, una terra su cui vigilare perché incapace di gestirsi - anche in materia di diritto - da sé. La nuova sentenza è figlia di questi spropositi. Ed è allo stesso tempo irrispettosa delle nostre leggi e delle profonde sofferenze provate dall’Italia negli anni di piombo e tuttora patite dai familiari delle tante vittime.

Il perdonismo di cui gronda la nuova sentenza della Cassazione dimostra insomma come certi ambienti francesi si siano sempre approcciati al fenomeno della lotta armata in Italia con un atteggiamento tra il leggerista e il salottiero. Per cui gli ex terroristi rifugiati e protetti Oltralpe non vengono considerati cattivi maestri e criminali ma, ridicolmente, presunte avanguardie civilizzatrici di un’Italietta retrograda. Non c’è bisogno di fare i forcaioli, o di infierire su persone ormai anziane e in certi casi malate come Pietrostefani. E tuttavia, suona male quel principio che sembra appena arrivato d’Oltralpe, che non fa onore alla nazione da cui proviene e che è irricevibile quaggiù: Liberté, Egalité, Impunitè.

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