Siria, i miliziani curdi: «Ci siamo ritirati dalla zona di sicurezza». Nuova tregua di 150 ore

Siria, i miliziani curdi: «Ci siamo ritirati dalla zona di sicurezza». Nuova tregua di 150 ore
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Martedì 22 Ottobre 2019, 19:06 - Ultimo aggiornamento: 19:37

Ripiegano le forze curdo-siriane dalla zona di sicurezza nel nord-est del paese come richiesto dall'accordo turco-americano. Lo riferiscono media della Siria  e panarabi che citano fonti militari curde e statunitensi. Le forze dei curdi hanno informato quelle americane di aver ritirato le loro truppe dalla zona frontaliera, affermano le fonti citate dalle tv panarabe al Jazira e al Arabiya.

Da Fides un endorsemente all'operazione militare turca contro i curdi
«Noi donne curde, innamorate della libertà. Abbiamo difeso l'Europa, non possono lasciarci sole»

Il ritiro dalla zona di sicurezza turca sarebbe stato riferito con una comunicazione scritta dal comandante delle Forze democratiche siriane a guida curda, Mazlum Abdi Kobani, al vicepresidente Usa Mike Pence, che cinque giorni fa aveva negoziato la tregua ad Ankara con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. 

 



Nuova tregua di 150 ore. Turchia e Russia hanno concluso un «accordo storico» per una nuova tregua di 150 ore nel nord della Siria per completare l'evacuazione delle milizie curde Ypg da un'area di 30 km entro il confine siriano. Lo ha annunciato a Sochi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan al termine del suo incontro con Vladimir Putin.(

Sono almeno 21 i civili morti e 27 quelli feriti da quando giovedì scorso Turchia e Stati Uniti hanno annunciato da Ankara un accordo per una «pausa» di 120 ore nell'operazione militare turca nel nord della Siria. Lo ha denunciato la Mezzaluna Rossa curda, mentre sta per scadere la tregua. Il bilancio, precisa una nota diffusa su Facebook, «non tiene conto di tutte le persone che restano sotto le macerie di case distrutte, di tutte le persone che sono state rapite o giustiziate dagli alleati della Turchia».

ASSAD
Bashar al-Assad non ha nominato esplicitamente i curdi, ma durante la sua inedita visita a Idlib il leader siriano ha confermato di fatto il suo sostegno alle forze a guida curda nel nordest della Siria, teatro della nuova 'operazione militare turca 'congelatà da giovedì scorso sulla base di un accordo annunciato da Stati Uniti e Turchia. Per Damasco si tratta di un' «aggressione» e Assad ha detto di considerare come un «ladro» il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, oggi a Sochi per un faccia a faccia con Vladimir Putin. «Quando dobbiamo fare i conti con un'aggressione o una rapina, dobbiamo essere uno al fianco dell'altro, dobbiamo coordinarci», ha detto Assad che - nelle dichiarazioni diffuse dall'agenzia Sana - ha contestato come «soprattutto durante i primi anni di guerra» in Siria «alcuni siriani» non abbiano seguito questa strada. «La prima cosa che abbiamo fatto quando è scattata l'aggresssione nel nord è stata comunicare con le diverse forze militari e politiche sul terreno e ci siamo detti pronti a sostenere qualsiasi gruppo opponesse resistenza - ha affermato Assad - Non è una decisione politica, ma un dovere costituzionale e nazionale».

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