La guerra non porta solo spese. La Russia ha guadagnato 93 miliardi di euro nei primi 100 giorni del conflitto contro l'Ucraina. Come? Vendendo i suoi combustibili fossili ai Paesi di tutto il mondo. Una cifra raggiunta nonostante un calo significativo dei volumi di esportazione a maggio, quando la comunità internazionale ha cercato di ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas di Mosca.
Ecco come la Russia guadagna dalla guerra
Il rapporto del Centro di ricerca sull'energia e l'aria pulita (CREA) indica che l'UE ha ricevuto il 61% delle esportazioni russe di combustibili fossili. Ma come è riuscito Putin a ottenere questo risultato? Anche se il petrolio russo viene venduto a prezzi scontati a causa della sua origine, l'aumento globale della domanda di combustibili fossili e l'impennata dei prezzi dell'energia sono stati comunque redditizi per il regime di Mosca, contribuendo a finanziare l'invasione dell'Ucraina.
Perché le sanzioni europee non bastano
Lauri Myllyvirta, analista capo del CREA, ha commentato le attuali sanzioni internazionali contro Mosca: «I progressi compiuti finora sono troppo lenti rispetto all'urgente bisogno di sostegno dell'Ucraina. È necessaria un'azione molto più forte per interrompere il flusso di denaro verso la Russia.
Chi aumenta le importazioni
Secondo la ricerca del CREA, l'India, la Francia, la Cina, gli Emirati Arabi Uniti e l'Arabia Saudita hanno aumentato le importazioni, con l'India che ha acquistato il 18% delle esportazioni russe di greggio e la Francia che è il maggior acquirente di gas naturale liquido scontato e di carichi di petrolio sul mercato a breve termine. Myllyvirta ha dichiarato che: "Le esportazioni di petrolio russo verso nuovi mercati sono rese possibili dalle compagnie di navigazione greche ed europee. Poiché il petrolio russo viene spedito verso mercati più distanti, è necessaria una capacità di trasporto delle navi cisterna superiore al passato. L'80% delle petroliere che trasportano il petrolio russo verso l'India e il Medio Oriente, ad esempio, sono di proprietà europea o statunitense. Questo dovrebbe essere il prossimo obiettivo dell'azione dell'UE".
Il CREA, che si occupa di questioni relative all'ambiente e all'inquinamento atmosferico, ha condotto la sua ricerca monitorando le navi da carico, i dati di navigazione, i flussi dei gasdotti e stimando il valore delle importazioni utilizzando i propri modelli di prezzo.