E' uno dei ragazzi sopravvissuti alla carneficina del rave party a Reim. Si chiama Sahar ha ancora un braccio bendato e ferito, la flebo attaccata al polso. Da uno degli ospedali di Tel Aviv dove è ricoverato si fa forza e parla ad alcuni giornalisti e tenta di raccontare loro quello che ha vissuto. L'inferno . Dietro di lui si vede un infermiere che quando l'emozione lo sovrasta interviene per accarezzargli le spalle o porgergli una bottiglietta d'acqua.
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La strage è iniziata quando hanno iniziato a sentire il rumore di spari e sotto i proiettili i giovani che erano alla festa hanno cercato di trovare una via di fuga. «Abbiamo trovato un nascondiglio in un piccolo rifugio di cemento e ci siamo infilati dentro ma i terroristi hanno lanciato una granata all'interno che è esplosa a pezzi».