Libia, Erdogan pronto a intervenire. Conte invia una nave e chiama la Ue

Libia, Erdogan pronto a intervenire. Conte invia una nave e chiama la Ue
di Marco Conti
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Mercoledì 11 Dicembre 2019, 08:47 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 11:59

L'invito dell'Italia resta quello del cessate il fuoco, non allenta il pressing su Bruxelles - al punto che potrebbe chiedere di discutere di Libia nel consiglio europeo di venerdì - ma l'invio della fregata della Marina Militare Federico Martinengo nell'Egeo è il segnale che anche l'Italia potrebbe cambiare qualcosa nella gestione della crisi libica.

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IL DRONE
L'operazione militare era in agenda, ma nell'ambito della diplomazia navale una fregata nel porto di Larnaca diventa anche una sorta di altolà rivolto non solo ai turchi ma anche a chi, come al Serraj, pensa di potersi meglio difendere dalle milizie di Haftar cedendo confini.

L'avviso del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di gettarsi nella mischia del conflitto libico, rappresenta una sorta di sveglia per la diplomazia italiana iniziata a suonare quando Tripoli ed Ankara hanno siglato un accordo sui confini marittimi che punta a ridisegnare la mappa delle influenze nel Mediterraneo. Un'escalation che preoccupa il governo anche perché coinvolge Paesi, come la Gracia e Cipro, sinora rimasti ai margini del tormentato scenario libico. A palazzo Chigi il presidente del Consiglio ha riunito ieri i ministri degli Esteri Di Maio, della Difesa Guerini e degli Interni Lamorgese per discutere della mossa turca e valutare i rischi di un pesante conflitto che potrebbe esplodere qualora Haftar decidesse di entrare a Tripoli.

Il generale Haftar da settimane assedia Tripoli e il governo riconosciuto dall'Onu di al Serraj anche grazie a mercenari russi. L'argomento non sarebbe stato affrontato da Di Maio nel suo recente incontro con il collega russo Sergei Lavrov anche se gli americani danno per certo che siano stati i russi ad abbattere un loro drone. Nel tentativo di non azzardare e di non esporsi, l'Italia perde però terreno e la possibilità che Erdogan mandi soldati a difendere Tripoli viene letta anche come un avviso rivolto al governo di Roma a muoversi anche militarmente. Preso da decine di altre questioni, il governo italiano non intende però prendere in considerazione l'opzione militare e continua a confidare nella conferenza di Berlino che però non è stata ancora fissata mentre i tedeschi conducono complicatissime trattative con i molti protagonisti.

L'offensiva turca in Siria, e l'accordo tra Tripoli ed Ankara, rischiano però di cambiare gli equilibri geopolitici nel Mediterraneo e nel golfo Persico a danno dell'Italia. Trasformare la Libia in una nuova Siria, come avverte Erdogan se i russi non cesseranno di sostenere Haftar, rischia di provocare una nuova e pesantissima emergenza umanitaria pronta ad abbattersi sulle coste italiane con migliaia di profughi in fuga.

Oltre a ciò, se davvero le milizie turche dovessero entrare in Libia per respingere le milizie di Haftar, per l'Italia sarebbe la certificazione dell'inconsistenza e a poco servirebbe continuare ad appellarsi all'Europa che ieri ha bacchettato Erdogan senza però esagerare. D'altra parte è grazie al presidente turco che la rotta balcanica dell'immigrazione è stata bloccata.

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