Questa volta non servirà il genio creativo di Stephen King o di Oliver Stone, oppure le ricostruzioni strampalate di qualche fervente complottista. Per provare a comprendere cosa accadde davvero il 22 novembre del 1963 bisognerà più che altro dotarsi di pazienza, un buon paio di occhiali e un quaderno degli appunti. Da ieri, giovedì 16 dicembre, a 59 anni dall'attentato che costò la vita a John Fitzgerald Kennedy, sono state spalancate le porte degli archivi nazionali degli Stati Uniti e, per la gioia di storici e curiosi, oltre 13mila documenti (attentamente scandagliati prima dalle agenzie governative) sono stati desecretati.
Con qualche "ma".
LE TEORIE
In una nota l'attuale inquilino della Casa Bianca Joe Biden ha tenuto tuttavia a sottolineare che un numero «limitato» di documenti potrebbe non essere mai reso pubblico, per «prevenire danni alla difesa militare, alle operazioni di intelligence, alle forze di sicurezza, all'ordine o alla politica estera». Decisioni che però, potrebbero alimentare ancora le tante teorie complottiste che respingono le conclusioni della cosiddetta "Commissione Warren" che aveva stabilito nel 1964 che Lee Harvey Oswald, un ex marine che viveva in Unione Sovietica, aveva agito da solo nell'assassinio del presidente Kennedy (per poi essere ucciso a sua volta due giorni dopo). Alcuni infatti credono che Oswald sia stato usato da Cuba o dall'URSS. Altri invece ritengono che l'assassinio sia stato ordinato dall'opposizione anticastrista cubana con l'appoggio dei servizi segreti americani e dell'FBI, o da oppositori di JFK negli Stati Uniti.