«Nave russa, vai a farti fott...», Kiev vuole rendere un marchio la frase dell'Isola dei Serpenti (ma l'Ue dice no)

A pronunciarla Roman Hrybov, un coraggioso soldato ucraino all'inizio dell'invasione russa. Davanti aveva l'incrociatore Moskva che lo attaccava

«Nave russa, vai a farti fott...», Kiev vuole rendere un marchio l'iconica frase sull'Isola dei Serpenti. Ma l'Ue dice no
di Marco Prestisimone
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Martedì 12 Marzo 2024, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 12:44

Può un insulto durante la guerra in Ucraina trasformarsi a sua volta in una battaglia legale legata alla proprietà intellettuale? Sì, se sul tavolo c'è uno degli slogan diventati più famosi durante la prima fase del conflitto: «Nave da guerra russa, vai a farti fottere». A pronunciarla Roman Hrybov, un coraggioso soldato ucraino su Snake Island, nel Mar Nero: non voleva arrendersi davanti all'incrociatore Moskva nelle prime ore dell'invasione. E ora allo stesso modo Kiev non vuole arrendersi alla decisione dell'autorità europee che si occupa della tutela della proprietà intellettuale e in particolare l'ufficio dell'EUIPO.

Quella frase è diventata un simbolo della resistenza di Kiev contro Mosca.

Ma per l'Ue non soddisfa i requisiti per diventare un marchio. «Crediamo che la paternità di un tale marchio debba appartenere allo Stato dell'Ucraina come conferma della determinazione e dell'invincibilità delle guardie di frontiera ucraine», ha detto a Politico Andriy Demchenko, portavoce del servizio di guardia di frontiera ucraino. «È necessario dare credito al soldato che, con il suo gesto, la sua risoluta dimostrazione di fermezza, ha ispirato il popolo, l’Ucraina e l'intera comunità globale».

La domanda di marchio

La domanda di marchio è stata depositata per la prima volta il 16 marzo 2022 sotto il nome del soldato che l'ha pronunciata. Secondo gli avvocati Andrej Bukovnik e Taras Kulbaba si tratta di «un'opportunità unica per fare qualcosa di più grande» e un modo per anticipare ciò che, secondo loro, sarebbe inevitabilmente accaduto. E cioè che qualcun altro cercasse di rivendicare quel marchio. Già oggi, infatti, ci sono diversi prodotti sul mercato che presentano variazioni della frase “Russian Warship: Go Fuck Yourself” e vengono venduti su più piattaforme di shopping. Tuttavia, allo stato attuale delle cose, né l'Ucraina né il soldato catturato dalla Russia e poi liberato durante uno scambio di prigionieri possono fare nulla per impedire che altri guadagnino con il suo slogan.

Il "no" dell'Ue

In una lettera del luglio 2022, l'EUIPO ha spiegato che lo slogan sarebbe stato percepito come «contrario ai principi morali accettati in quanto cerca [...] un guadagno finanziario da quello che è universalmente accettato come un evento tragico» come la guerra della Russia in Ucraina. «Il primo rifiuto è stato davvero offensivo - ha detto Bukovnik - perché hanno detto che il soldato avrebbe tratto profitto dalla guerra con le sue stesse dichiarazioni rilasciate a una nave russa». Così la richiesta degli avvocati è stata trasferita alla guardia di frontiera ucraina. Ma nonostante questo, l'ufficio Ue ha respinto di nuovo la richiesta nel dicembre 2022, andando oltre e obiettando che quello slogan utilizza «un linguaggio volgare con una connotazione sessuale offensiva. E se anche quella frase dovesse essere considerata un messaggio di coraggio e audacia, banalizzerebbe l'invasione russa e la utilizzerebbe semplicemente come uno strumento per vendere beni come gioielli, giocattoli, vestiti, portafogli...». Nel febbraio 2023 il nuovo ricorso, respinto di nuovo dall'EUIPO nel dicembre scorso. La motivazione, stavolta, è che lo slogan è privo di «carattere distintivo». Il legale si è detto sorpreso, poiché ritiene che si tratti di «uno slogan davvero unico», chiaramente associato all'evento specifico dell'Isole dei Serpenti, una piccola isola ma strategicamente importante nel Mar Nero. Snake Island poi fu riconquistata, ma questa battaglia Kiev è destinata a perderla. Non sarebbe la prima volta, però, in una causa del genere. La stessa sorte hanno avuto slogan come “Je suis Charlie” e “Black Lives Matter”. 

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