La sua colpa è stata quella di aver gridato slogan per difendere i diritti delle donne e di essersi battuto per la loro libertà. Tanto è bastato per venire condannato a morte dal regime degli Ayatollah. In queste ore è partita la campagna internazionale per salvare la vita al calciatore professionista Amir Nasr-Azadani, 27 anni. La FifPro, il sindacato internazionale dei calciatori, si è detta "scioccata e disgustata" da queste notizie e ha chiesto la revoca della pena. Da tre mesi l'Iran è sull'orlo di una guerra civile dopo le proteste antigovernative che si sono diffuse dalla morte di Mahsa Amini, 22 anni, la ragazza uccisa dalla polizia a settembre dopo essere stata fermata perchè non aveva indossato bene il velo per coprire i capelli secondo le prescrizioni islamiche.
Amir Nasr-Azadani non è l'unico atleta che è stato colpito dalla repressione.
Nasr-Azadani, ha raccontato il Telegraph, ha giocato per il Tractor, squadra della Persian Gulf Pro League, tra il 2016 e il 2018, dopo una breve stagione con il Rah Ahan nel 2015-16. Ieri è stata eseguita l'impiccagione di Majid Reza Rahnavard nella città di Mashhad. Il rapporto ha aggiunto che "è stato condannato a morte per "aver mosso guerra contro Dio" dopo aver pugnalato a morte due membri delle forze di sicurezza". Amnesty International ha dichiarato che le autorità iraniane stanno chiedendo la pena di morte per almeno 21 persone in quelli che ha definito "processi farsa progettati per intimidire coloro che partecipano alla rivolta popolare che ha scosso l'Iran".