Iran, colpo al consenso per l'ayatollah Khamenei, anche la sorella Badri si schiera con i manifestanti: il popolo vinca contro la tirannia

La Guida suprema attaccato anche dalla nipote Farideh

Iran, colpo al consenso per l'ayatollah Khamenei, anche la sorella Badri si schiera con i manifestanti: il popolo vinca contro la tirannia
di Raffaele Alliegro
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Giovedì 8 Dicembre 2022, 18:33 - Ultimo aggiornamento: 18:59

Anche la sorella della Guida suprema della Repubblica islamica Ali Khamenei si oppone al regime in Iran. Badri Hossein Khamenei ha pubblicato una lettera in cui si augura «presto la vittoria del popolo e il rovesciamento di questa tirannia al potere». La lettera è stata pubblicata sull'account twitter di suo figlio. Badri Khamenei ha criticato il fratello affermando che «il regime della Repubblica islamica non ha portato altro che sofferenza e oppressione per l'Iran e gli iraniani. Il popolo dell'Iran merita libertà e prosperità e la loro insurrezione è legittima e necessaria per ottenere i loro diritti».

La figlia di Badri Khamenei, Farideh, aveva già sostenuto le proteste in corso e per questo motivo è stata arrestata e si trova nel carcere di Evin a Teheran.

Nella lettera, Badri Khamenei si dissocia dalle «atrocità» commesse dal fratello e invita le Guardie della rivoluzione ad «abbandonare le armi il prima possibile e ad unirsi al popolo prima che sia troppo tardi». La Guida suprema Ali Khamenei «non ascolta la voce del popolo iraniano e al contrario ritiene che la voce del popolo sia quella dei suoi mercenari», si legge nel testo dove Badri Khamenei esprime «simpatia per tutte le madri che hanno perso i loro figli negli ultimi quarant'anni e sono state sottoposte alle atrocità, alla tirannia e alle bugie del regime della Repubblica islamica», si legge nella lettera, scritta a Teheran ma pubblicata dal figlio Moradkhani, che vive in Francia.

Intanto, dopo quasi tre mesi, la protesta esplosa in Iran pare essere inarrestabile e le manifestazioni vengono represse con lacrimogeni contro i dimostranti che marciano nel centro di Teheran e altre città, spari contro le case di chi grida slogan dalle finestre, pesanti limitazioni all'uso di Internet. Il sostegno alla piazza, inoltre, comincia ad arrivare anche dalle istituzioni oltre che dalla sorella della Guida suprema Ali Khamenei, dopo che l'ex presidente Mohammad Khatami aveva chiesto che venissero ascoltate le richieste dei manifestanti. «I nostri servizi continueranno ad essere offerti a tutti i cittadini», ha messo in chiaro il direttore della Banca centrale dell'Iran Ali Saleh-Abadi, definendo «falsità» l'annuncio di un deputato che aveva proposto il blocco dei conti bancari per le donne che trasgrediscono alla legge sull'uso del velo obbligatorio. Gli scioperi indetti dagli attivisti sono continuati in varie città del Paese, nonostante le minacce ai commercianti, ma la protesta ha coinvolto soprattutto le università dove ci sono stati arresti e scontri con le forze dell'ordine. «Le studentesse sono sveglie e odiano la dittatura», hanno gridato alcune delle universitarie in un ateneo di Teheran. Tra loro qualcuna non aveva il velo.

Nel frattempo si fa sempre più profonda la frattura tra l'Occidente e il regime degli ayatollah, che anche ieri ha attaccato gli Stati Uniti e l'Europa per avere criticato fin da subito la repressione delle dimostrazioni iniziate il 16 settembre dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne che ha perso la vita dopo essere stata fermata perché non portava il velo in modo corretto.

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